23 Jun, 2025 - 16:14

Perché la benzina è aumentata? E' colpa (anche) della guerra in Iran

Perché la benzina è aumentata? E' colpa (anche) della guerra in Iran

Negli ultimi giorni, gli automobilisti italiani hanno notato un nuovo rincaro dei prezzi dei carburanti. Ma è davvero la guerra in Iran la causa principale di questo aumento? Analizzando i dati della settimana dal 15 al 23 giugno 2025 e il contesto internazionale, si può rispondere con maggiore precisione.

Benzina, i prezzi della settimana: un balzo evidente

Secondo i dati ufficiali del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), tra il 16 e il 23 giugno 2025 la benzina in modalità self è aumentata di circa 4 centesimi al litro, mentre il gasolio è cresciuto di oltre 6 centesimi. In termini pratici, questo significa che un pieno da 50 litri costa oggi circa 2 euro in più rispetto a una settimana fa per la benzina e oltre 3 euro in più per il diesel.

Le regioni più colpite sono la Sicilia (+4,9 centesimi sulla benzina), la Valle d’Aosta (+4,7) e la Calabria e la Lombardia (+4,4). Il prezzo medio nazionale della benzina self il 23 giugno si attesta attorno a 1,747 euro al litro.

Le cause internazionali: la crisi nello Stretto di Hormuz

Il rincaro dei carburanti non è un fenomeno isolato all’Italia, ma si inserisce in un quadro di forte instabilità internazionale. Dal 13 giugno 2025, con l’inizio degli attacchi aerei israeliani contro le infrastrutture iraniane e il successivo coinvolgimento degli Stati Uniti, il prezzo del petrolio ha registrato un aumento superiore al 10% a livello globale. Il Brent, il principale riferimento internazionale, è passato da circa 70 dollari a quasi 78 dollari al barile, mentre il WTI ha raggiunto i 75 dollari, toccando i massimi da gennaio.

Il timore principale dei mercati riguarda la possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, una delle rotte più strategiche al mondo: da qui transita circa un terzo del petrolio mondiale e un quinto delle spedizioni globali di gas naturale liquefatto. L’Iran, che controlla questo passaggio, ha minacciato il blocco in risposta agli attacchi, e il Parlamento di Teheran ha già approvato il blocco strategico, demandando la decisione finale al Consiglio supremo di sicurezza nazionale.

Dalla guerra al distributore: come si trasmette l’aumento

Solitamente, le variazioni delle quotazioni internazionali del petrolio non si riflettono immediatamente sui prezzi alla pompa, perché il carburante venduto oggi deriva da acquisti effettuati settimane prima. Tuttavia, l’elevata volatilità e l’incertezza spingono i distributori e le compagnie a ritoccare i listini anche in tempi brevi, per tutelarsi da ulteriori rialzi e da possibili shock di approvvigionamento.

Gli analisti sottolineano che, se la crisi dovesse aggravarsi e lo Stretto di Hormuz venisse effettivamente chiuso, il prezzo del petrolio potrebbe schizzare oltre i 100 dollari al barile, con conseguenze molto più pesanti sui prezzi dei carburanti e sull’inflazione globale. Per ora, però, la produzione e le infrastrutture petrolifere non sono state colpite direttamente, e la capacità produttiva inutilizzata degli altri paesi OPEC potrebbe tamponare parte della perdita iraniana.

Speculazione o reale emergenza?

Come spesso accade in presenza di crisi geopolitiche, le associazioni dei consumatori denunciano possibili fenomeni speculativi: il Codacons parla di “rincari ingiustificati” e chiede l’intervento del governo per evitare che gli automobilisti paghino più del dovuto. Tuttavia, la correlazione tra l’aumento del prezzo del petrolio e quello della benzina è reale e documentata, anche se l’effetto non è sempre immediato e lineare.

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