Negli ultimi anni si è diffuso un crescente allarme per la cosiddetta “lumaca killer”, un termine che in realtà identifica due realtà molto diverse: da un lato la Anentome helena, predatrice di altre lumache negli acquari, dall’altro – e ben più preoccupante per la salute pubblica – la lumaca o limaccia che funge da vettore del parassita Angiostrongylus cantonensis, noto come “verme polmonare del ratto”. È quest’ultima la vera minaccia per cani e umani, soprattutto in Australia, dove si stanno registrando numerosi casi di infezione grave e spesso letale.
La “lumaca killer” che preoccupa veterinari e medici non è una specie in sé, ma qualsiasi lumaca o limaccia terrestre che può ospitare le larve del parassita Angiostrongylus cantonensis. Questo verme ha origine nel Sud-Est asiatico, ma si è diffuso in Australia orientale, in particolare nelle aree di Sydney e Brisbane, dove il clima umido e piovoso favorisce la proliferazione dei molluschi terrestri e, di conseguenza, del parassita stesso.
Il ciclo vitale del parassita inizia nei polmoni dei ratti selvatici, che rilasciano le larve attraverso le feci. Queste vengono poi ingerite da lumache e limacce, che diventano ospiti intermedi. Il rischio per cani e umani si concretizza quando questi entrano in contatto diretto con i molluschi o con vegetali contaminati dalla loro bava.
I cani sono particolarmente vulnerabili perché, durante le passeggiate o giocando in giardino, possono ingerire accidentalmente lumache, limacce o erba contaminata. Una volta ingerite, le larve del parassita migrano verso il sistema nervoso centrale, causando sintomi neurologici gravi come paralisi, dolore spinale, convulsioni e confusione mentale. In molti casi, l’infezione può risultare fatale o lasciare danni permanenti.
I dati raccolti dall’Università di Sydney parlano chiaro: tra il 2020 e il 2024 sono stati confermati almeno 93 casi di infezione nei cani, ma gli esperti ritengono che si tratti solo della “punta dell’iceberg”, con molti casi non diagnosticati. Il picco di infezioni è stato osservato dopo periodi di forti piogge, che favoriscono la presenza di lumache nei giardini.
Anche se più raro, il contagio può colpire anche l’uomo. L’infezione, nota come angiostrongiliasi neurale, si verifica principalmente attraverso il consumo accidentale di lumache, limacce o verdure crude contaminate dalla loro bava. I sintomi sono spesso gravi: meningite eosinofila, paralisi, forti mal di testa e, nei casi peggiori, morte. Dal 1971 al 2018 in Australia sono stati documentati 28 casi umani, con cinque decessi. Il caso più noto è quello di Sam Ballard, giovane rugbista di Sydney che, dopo aver ingerito per gioco una lumaca da giardino, ha subito gravi danni neurologici che lo hanno portato alla morte otto anni dopo.
Secondo il Dipartimento della Salute del Nuovo Galles del Sud, il 18% dei casi umani può essere fatale e il 14% lascia danni neurologici permanenti.
Le autorità sanitarie australiane raccomandano alcune semplici ma fondamentali precauzioni:
I cani sono considerati una “popolazione sentinella”: un aumento delle infezioni canine può anticipare un rischio crescente anche per l’uomo. Il cambiamento climatico, con l’aumento delle precipitazioni e la crescente urbanizzazione, contribuisce a rendere più favorevole la diffusione del parassita.