16 Jul, 2025 - 14:17

Immunità parlamentare, Fondazione Einaudi rilancia la proposta. Domani la sentenza sui vitalizi

Immunità parlamentare, Fondazione Einaudi rilancia la proposta. Domani la sentenza sui vitalizi

Una proposta di legge di iniziativa popolare per reintrodurre l’immunità parlamentare è stata presentata ieri in Cassazione dalla Fondazione Luigi Einaudi e dai Radicali Italiani. L’obiettivo è ripristinare il testo originario dell’articolo 68 della Costituzione – modificato nel 1993, nel pieno della stagione di Mani Pulite – e reintrodurre l’obbligo di autorizzazione parlamentare per l’avvio di qualsiasi indagine giudiziaria nei confronti di un deputato o senatore.

“È una battaglia culturale”, ha spiegato Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, ricordando il principio cui si ispirarono i padri costituenti nell’introduzione dell’immunità: bilanciare i poteri dello Stato e tutelare la libertà dei rappresentanti dei cittadini in Parlamento.

La proposta per la reintroduzione dell’immunità parlamentare

La proposta di legge per la reintroduzione dell’immunità parlamentare punta a ripristinare il testo originario dell’articolo 68 della Costituzione, modificato nei commi 2 e 3 dalla legge costituzionale n. 3 del 29 ottobre 1993.

Con questa riforma è stato eliminato l’obbligo di autorizzazione da parte della Camera di appartenenza per avviare procedimenti penali nei confronti di un parlamentare. Da allora, l’autorizzazione parlamentare è necessaria solo per le intercettazioni e per le misure che limitano la libertà personale, come arresti o perquisizioni, salvo nei casi di condanna definitiva o di arresto in flagranza per reati gravi. In materia di indagini, dunque, i parlamentari sono sottoposti alle stesse regole dei cittadini comuni.

Il contesto storico e la modifica costituzionale del 1993

Il contesto in cui maturò la legge costituzionale del 1993 per l’abolizione dell’immunità parlamentare è ripercorso nella stessa proposta di legge di iniziativa popolare: gli anni di Mani Pulite e delle inchieste che, a partire dal 1992, travolsero la classe politica italiana determinando la fine della cosiddetta Prima Repubblica. La corruzione dilagante, gli scandali e lo stesso uso distorto dell’immunità parlamentare – spesso trasformata in impunità – convinsero tutte le forze politiche dell’epoca ad abolire l’istituto, ormai percepito dall’opinione pubblica come simbolo di privilegi abusati.

Come ricordano i promotori, fu proprio in questo clima esasperato e segnato da distorsioni che maturò la modifica dell’articolo 68: una revisione che, a loro giudizio, ha però snaturato il senso originario della norma.

L’immunità, spiegano, non dovrebbe infatti essere interpretata come uno scudo per interessi individuali, ma come una garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza del Parlamento, massima espressione della sovranità popolare. Un parlamentare – si legge nella proposta di legge – non può essere assimilato, nel suo ruolo istituzionale, a un qualsiasi cittadino, come suggerisce il “concetto populista dell’uno vale uno”:

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Ci si chiede dunque come si possa sostenere che un membro del parlamento eserciti una funzione “uguale” a quella degli altri? Come si può ritenere che la sua libertà di azione non debba essere tutelata? La risposta è semplice: volendo “ridisegnare” il ruolo che ricopre e puntando all’abbattimento per via processuale dei parlamentari, ossia del Parlamento. In una democrazia rappresentativa: uno non varrà mai uno!

Le critiche alla modifica dell’immunità parlamentare

Per queste ragioni, sostengono i promotori, a più di trent’anni dalla fine della stagione di Mani Pulite è pertanto arrivato il momento di reintrodurre l’originaria formulazione dell’articolo 68, aprendo anche a possibili migliorie che possano emergere dal confronto parlamentare. Del resto, osservano la Fondazione Luigi Einaudi e i Radicali, il principio dell’immunità parlamentare è riconosciuto e garantito anche a livello europeo, a tutela dei membri del Parlamento dell’Unione europea.

Resta ora da vedere come la proposta sarà accolta. Se è vero che gli anni di Tangentopoli appartengono al passato, è altrettanto vero che la disaffezione dei cittadini verso la politica è sempre più evidente, come dimostra il costante calo della partecipazione elettorale. Una proposta di questo tipo, pur motivata con l’intento di rafforzare la democrazia rappresentativa, rischia di essere percepita come l’ennesimo favore alla “casta”, risultando indigesta per i partiti, sempre attenti a non urtare la sensibilità dell’elettorato su temi altamente divisivi.

Le posizioni dei partiti sull'immunità parlamentare

Tra i partiti di maggioranza, Forza Italia è l’unica forza apertamente favorevole alla proposta. Già mesi fa il portavoce Raffaele Nevi aveva annunciato di essere al lavoro su una proposta di legge per ripristinare l’immunità parlamentare modificata nel 1993.

L’iniziativa, non concordata con gli alleati, aveva però suscitato una reazione fredda da parte di Fratelli d’Italia che, attraverso il senatore Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali, aveva espresso la propria contrarietà. Il partito di Giorgia Meloni appare infatti ben consapevole dell’impopolarità del tema presso l’opinione pubblica. Diversa la posizione della Lega, che per voce di esponenti di rilievo come Claudio Borghi, Pietro Bagnai e Piero Ostellari, ha fatto sapere di seguire con attenzione la proposta avanzata dalla Fondazione Einaudi.

Netta, invece, l’opposizione del centrosinistra. L’ipotesi di reintrodurre l’immunità parlamentare non trova alcun favore nel Partito Democratico, nonostante il partito sia tradizionalmente orientato a una visione costituzionalista e garantista in materia di giustizia. Ancor più distante la posizione del Movimento 5 Stelle, da sempre contrario a ogni forma di privilegio percepita come espressione della “casta”.

Non solo immunità: domani la decisione sui vitalizi

La proposta per la reintroduzione dell’immunità parlamentare irrompe nel dibattito politico proprio mentre da giorni si discute del possibile ritorno di un altro antico “privilegio”: i vitalizi.

Domani è attesa la sentenza del collegio d’appello di Montecitorio sul ricorso presentato da circa 900 ex parlamentari, che chiedono di rivedere la delibera del 2018 voluta dall’allora presidente della Camera Roberto Fico. La delibera aveva sostituito il sistema retributivo con quello contributivo puro per il calcolo dei vitalizi, basandosi esclusivamente sui contributi versati.

La modifica ha comportato riduzioni degli assegni che vanno dal 35% fino al 90% per molti ex deputati, inizialmente esclusi dalla misura approvata dal governo Monti e resa retroattiva nel 2018. 

Se il ricorso verrà accolto, il rimborso complessivo potrebbe aggirarsi intorno ai 4 miliardi di euro. La decisione sarà presa da un tribunale interno composto interamente da parlamentari avvocati: presiede Ylenia Lucaselli (FdI), affiancata da Ingrid Bisa (Lega), Pietro Pittalis (Forza Italia), Marco Lacarra (PD) e Vittoria Baldino (M5S).

Immunità parlamentare: l'articolo in quattro punti

  • Proposta di legge per reintrodurre l’immunità parlamentare
    La Fondazione Luigi Einaudi e i Radicali Italiani hanno depositato una proposta di legge di iniziativa popolare per ripristinare il testo originario dell’articolo 68 della Costituzione, reintroducendo l’obbligo di autorizzazione parlamentare per qualsiasi indagine giudiziaria contro un deputato o senatore.
  • Contesto storico e motivazioni della modifica del 1993
    La legge del 1993, adottata in piena stagione di Mani Pulite, abolì l’immunità parlamentare per fronteggiare scandali di corruzione e un uso distorto del privilegio. Tuttavia, secondo i promotori, questa modifica ha snaturato il senso originale dell’istituto, che tutela l’autonomia del Parlamento.
  • Posizioni politiche contrastanti sulla proposta
    Tra i partiti di maggioranza, solo Forza Italia si mostra apertamente favorevole, mentre Fratelli d’Italia e il centrosinistra, inclusi Pd e Movimento 5 Stelle, sono contrari, preoccupati dall’impopolarità della proposta e dalla percezione di un ritorno ai privilegi.
  • Il dibattito sui vitalizi come sfondo attuale
    La discussione sull’immunità parlamentare arriva mentre si attende la sentenza del collegio d’appello di Montecitorio su un ricorso di circa 900 ex parlamentari che contestano il taglio dei vitalizi introdotto nel 2018. Il possibile rimborso potrebbe costare allo Stato fino a 4 miliardi di euro

 

 

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