19 Jul, 2025 - 19:01

Processo strage via D’Amelio: chi furono i responsabili condannati per l’attentato e il depistaggio?

Processo strage via D’Amelio: chi furono i responsabili condannati per l’attentato e il depistaggio?

La strage di via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio 1992, segna uno dei momenti più drammatici della storia italiana. In quell’attentato mafioso persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.

A più di trent’anni dall’attentato, il percorso giudiziario ha individuato colpevoli sia tra i vertici di Cosa Nostra che tra coloro che, con dichiarazioni false o depistaggi, hanno ostacolato la ricerca della verità.

Chi furono i colpevoli della strage di via d'Amelio? I mafiosi condannati

Le indagini e i numerosi processi svolti presso la Corte d’Assise di Caltanissetta hanno permesso di ricostruire la catena di comando mafiosa dietro la strage. Tra i principali condannati in via definitiva figurano alcuni dei boss di più alto rango di Cosa Nostra:

 

NomeRuolo/CoscaPena
Salvatore MadoniaMandante - mandamento ResuttanaErgastolo
Vittorio TutinoEsecutore materialeErgastolo
Bernardo ProvenzanoVertice di Cosa NostraErgastolo
Giuseppe CalòVertice "Cupola"Ergastolo
Filippo GravianoBoss BrancaccioErgastolo
Michelangelo La BarberaBoss PalermoErgastolo
Cristofaro CannellaCosa NostraErgastolo
Francesco MadoniaCosa NostraErgastolo
Raffaele GanciCosa NostraErgastolo
Domenico GanciCosa NostraErgastolo
Salvatore Biondo (1955)Esecutore materialeErgastolo
Salvatore Biondo (1956)Esecutore materialeErgastolo

Altri membri, tra cui collaboratori di giustizia come Gaspare Spatuzza, furono condannati a pene minori per il loro ruolo nell’attentato.

La lunga ombra del depistaggio

Quella di via D’Amelio non fu solo una delle pagine più sanguinose nella guerra di mafia, ma anche uno dei casi giudiziari più controversi per il grave depistaggio delle indagini iniziali. Falsi pentiti, errori investigativi e dichiarazioni dolosamente fallaci impedirono per anni l’accertamento della verità.

I processi sulla “costruzione calunniatrice”

Il processo “Borsellino quater” e le sentenze successive hanno sancito la responsabilità di diversi soggetti per il depistaggio e la costruzione di false verità processuali:

  • Calogero Pulci e Francesco Andriotta: ex collaboratori, condannati rispettivamente a 10 e 9 anni e 6 mesi per calunnia per aver accusato falsamente innocenti riguardo l’esecuzione materiale della strage.
  • Vincenzo Scarantino: il più noto finto pentito, la cui condanna per calunnia è stata dichiarata prescritta, ma riconosciuta la responsabilità nella costruzione di false piste investigative che hanno tenuto lontano per anni la soluzione del caso.
  • Gaspare Spatuzza (realmente coinvolto): condannato in sede separata a 15 anni con rito abbreviato per concorso.

Le dichiarazioni mendaci e manipolate portarono alla condanna di soggetti che con la strage non avevano nulla a che vedere. In particolare, le confessioni di Scarantino furono indotte e appoggiate da investigatori e funzionari coinvolti nelle prime indagini.

I poliziotti a processo per depistaggio

Le ultime evoluzioni giudiziarie hanno portato sotto processo ulteriori figure chiave del mondo investigativo, accusate di aver fornito dichiarazioni false o di aver tenuto comportamenti omissivi durante le indagini e i processi relativi alla strage e ai depistaggi:

  • Giuseppe Di Gangi
  • Vincenzo Maniscaldi
  • Angelo Tedesco
  • Maurizio Zerilli

Questi agenti, ex membri del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino”, sono accusati di aver fornito dichiarazioni mendaci nel corso dei processi collegati al depistaggio. È stato sottolineato in sede giudiziaria come il loro comportamento abbia contribuito ad “umiliare la memoria” delle vittime e a ostacolare la ricerca della verità.

La sentenza della Cassazione

Nel 2021 la Corte di Cassazione ha reso definitive le condanne del processo “Borsellino quater” per la strage e per il depistaggio, definendo l’intera vicenda “una delle pagine più vergognose e tragiche della storia giudiziaria italiana”.

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