Quasi ciclicamente si riapre il dibattito sulla patrimoniale. Una proposta della sinistra che la desta non accetta.
Cos’è la patrimoniale? Sicuramente, è la domanda che molti cittadini si pongono. La risposta è molto semplice: sostanzialmente, è la tassa che colpisce la ricchezza accumulata.
In questo articolo, vediamo perché, di tanto in tanto, spunta fuori questa proposta, cos’è e come funziona e chi colpisce.
Nei momenti difficili, quando le finanze diventano particolarmente fragili e aumenta il gap tra i ricchi e tra chi non riesce a far quadrare i conti, ritorna lo spettro della patrimoniale.
Di fronte alle emergenze, come quando si verifica la poca disponibilità di denaro, lo Stato può attivare questo meccanismo. Il momento storico che stiamo vivendo ci sta portando a fare i conti con momenti di crisi: prima la pandemia, poi lo scoppio di conflitti importanti.
Proprio in questi momenti, è possibile la patrimoniale e le forze di opposizione richiedono che il bottone che attivi questa imposta venga premuto.
Più che altro, la proposta della CGIL rientrerebbe nella patrimoniale straordinaria che limite la portata di intervento solo ai grandi patrimoni.
In sostanza si vuole alleggerire la pressione fiscale sulle classi medie e basse, richiedendo un contributo proporzionale a chi, d’altra parte, è molto ricco. I sostenitori della patrimoniale parlano di giustizia sociale.
Anche se ritorna nel discorso politico ciclicamente, è bene spiegare cos’è. Si tratta di un’imposta che colpisce la ricchezza accumulata.
Entrando ancora più nello specifico, la patrimoniale colpisce il patrimonio mobile e immobile e può essere applicata in misura:
La patrimoniale può essere straordinaria o periodica. Nel primo caso, viene applicata una sola volta, quando ci si trova di fronte a situazioni eccezionali.
Quando, invece, si parla di patrimoniale periodica, ci si riferisce a una tassa che viene versata con cadenza regolare.
La tassa dovrebbe riguardare solo chi ha patrimoni superiori a due milioni di euro netti: si tratta, di conseguenza, di una soglia molto alta che esclude la maggioranza dei cittadini.
Pertanto, la platea degli interessati sarebbe, in termini numerici all’incirca mezzo milione di persone.
La patrimoniale, in questa declinazione, dovrebbe essere più che altro un contributo di solidarietà, quasi come una sorta di giustizia redistributiva.
Chiedere a chi ha tanto per sostenere chi, invece, non ce la fa. Una ridistribuzione della ricchezza che, come sempre, viene concentrata nelle mani di pochi a scapito della stragrande maggioranza.
Se per le forze generalmente di sinistra, la patrimoniale, in alcuni casi, diventa necessaria, per i partiti di destra è da sempre un tabù. Detto altrimenti, qualcosa che non avverrà mai.
In sostanza, la destra afferma la linea di continuità con quanto è stato sempre detto in precedenza, cioè che non sarà applicata un’imposta che vada a colpire i patrimoni privati dei cittadini.
Secondo la maggioranza di governo l’economia deve essere rilanciata e vede nella patrimoniale una sorta di tassa iniqua, oltre che dannosa perché potrebbe scoraggiare gli investimenti.
La storia italiana ne ha conosciute già tante di patrimoniali e la prima risale al primo dopoguerra.
Siamo nel 1919, quando il governo Nitti vara la prima patrimoniale per far fronte ai debiti contratti durante la Prima Guerra Mondiale. Ma per la Guerra d’Etiopia, nel 1936, e, nel 1940, con l’ingresso dell’Italia in guerra si ricorse alla patrimoniale.
Possiamo anche considerare tale quello che accadde negli anni Novanta. Nel 1992, il Governo Amato introdusse un prelievo straordinario del 6 per mille sui conti correnti.
Per non dimenticare, infine, tutte le forme di patrimoniali nascoste che già vengono applicate.
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