Il caso Garlasco è tornato al centro dell’attenzione mediatica e giudiziaria a seguito di nuove analisi condotte sul tampone oro-faringeo prelevato dal corpo di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella sua abitazione il 13 agosto 2007.
L’elemento che ha acceso nuovamente i riflettori è la presenza del DNA di un soggetto sconosciuto, denominato “Ignoto 3”, rilevato nella bocca della vittima. Secondo le ultime verifiche, questo profilo genetico non sarebbe frutto di contaminazione accidentale, aprendo così nuovi scenari nelle indagini.
Gli esami, richiesti dalla Procura di Pavia nell’ambito della recente riapertura del caso, sono stati affidati alla genetista Denise Albani. Sotto la sua direzione, l’incidente probatorio ha portato all’isolamento di cinque differenti profili genetici sulla garza utilizzata per il tampone oro-faringeo.
Di questi, tre profili sono risultati illeggibili, uno è stato attribuito con una certezza del 99% a Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale che eseguì l’autopsia. Il quinto profilo è proprio quello che più interessa gli investigatori: “Ignoto 3”.
La domanda cruciale che si pone la Procura riguarda la possibile contaminazione del reperto nel corso delle indagini o delle operazioni legali effettuate durante l’autopsia.
Per escludere questa ipotesi, i detective hanno avviato controlli su oltre trenta soggetti, tra cui investigatori, medici legali, tecnici di laboratorio, e tutto il personale che ebbe accesso al corpo di Chiara Poggi nelle ore successive al delitto. I risultati sembrano essere chiari: nessuno dei profili genetici corrisponde a “Ignoto 3”.
Anche i profili di Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio nel 2015, e di Andrea Sempio, unico attualmente indagato in concorso, sono stati esclusi.
Le conclusioni delle nuove analisi rappresentano una svolta potenzialmente decisiva. Se nessuna delle figure coinvolte nelle fasi di indagine o di autopsia può essere associata al DNA trovato nella bocca della vittima, allora resta aperta solo un’ipotesi: “Ignoto 3” potrebbe essere l’autore dell’omicidio o un suo complice.
Questa constatazione rafforza l’ipotesi investigativa della Procura, che sta approfondendo la pista di un coinvolgimento di terzi, anche alla luce di altri elementi raccolti nel corso dell’inchiesta.
A fronte delle numerose ricostruzioni mediatiche e delle speculazioni avvenute negli ultimi mesi, il Procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, ha pubblicamente chiarito la posizione dell’ufficio inquirente. Napoleone ha sottolineato che solo comunicazioni ufficiali e definitive potranno essere considerate attendibili.
Ha inoltre criticato le interpretazioni e le congetture provenienti da opinionisti e consulenti esterni, invitando a non attribuire alla Procura valutazioni o decisioni non ancora assunte.
“I magistrati titolari delle indagini, che aggiornano costantemente il procuratore sull'accuratezza delle verifiche condotte, si esprimeranno ufficialmente solo al termine delle attività, adottando le decisioni necessarie.” — Fabio Napoleone
Nonostante le ultime scoperte, resta aperta la possibilità che la presenza del DNA di “Ignoto 3” sia il risultato di una contaminazione avvenuta in fasi successive alle indagini, magari a opera di un soggetto ignaro del proprio coinvolgimento.
Tuttavia, anche questa pista è ora sottoposta ad approfonditi controlli. Se venisse esclusa, la posizione della Procura si rafforzerebbe ulteriormente, inducendo a concentrare le ricerche sull’identità del profilo genetico misterioso.
Il caso Garlasco, che ha segnato la cronaca e diviso l’opinione pubblica per quasi vent’anni, vive dunque una nuova fase. Il ritrovamento del DNA di “Ignoto 3” potrebbe rappresentare lo snodo capace di ribaltare quanto emerso finora, evidenziando la complessità e l’evoluzione delle indagini genetiche applicate ai casi di omicidio.
L’attesa ora è per i prossimi rilievi scientifici e per una posizione ufficiale della Procura di Pavia, che potrebbe determinare nuove e decisive svolte in questa intricata vicenda giudiziaria.