29 Jul, 2025 - 17:59

Guerra Ucraina, come ha risposto Putin all'ultimatum alla Russia da parte di Trump

Guerra Ucraina, come ha risposto Putin all'ultimatum alla Russia da parte di Trump

Nelle ultime 48 ore, il panorama diplomatico internazionale ha visto un nuovo capitolo nell’annoso conflitto tra Russia e Ucraina, con il presidente statunitense Donald Trump che ha deciso di ridurre drasticamente l’ultimatum precedentemente concesso a Vladimir Putin. Da 50 giorni a 10-12: questa la nuova scadenza fissata da Trump per una soluzione negoziata del conflitto ucraino, pena l’introduzione di sanzioni economiche ancora più severe, incluse tariffe secondarie destinate anche ai paesi che acquistano petrolio russo

L’ultimatum di Trump alla Russia: escalation verbale e minacce di nuove sanzioni

Durante una visita in Scozia, accanto al primo ministro britannico Keir Starmer, Trump ha espresso profonda delusione per la condotta di Putin, dichiarandosi “non più interessato a parlare” con il suo omologo russo e sottolineando la crescita di morti civili provocata dai bombardamenti russi su città ucraine, anche in strutture come case di cura. Dopo aver già minacciato pesanti tariffe e sanzioni a inizio mese, Trump ha ora drasticamente ridotto i tempi per la pace, sostenendo che “non ha senso aspettare se già si conosce il risultato”.

Il nuovo ultimatum rappresenta una svolta nella strategia dell’amministrazione Trump, che in questo ciclo di negoziati si è mostrata pubblicamente sempre più intransigente nei confronti del Cremlino.

La reazione del Cremlino: silenzio ufficiale, continuità militare

Come già accaduto di fronte a precedenti minacce statunitensi, la risposta della Russia è stata di apparente indifferenza. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, si è limitato a dichiarare che il Cremlino “ha preso nota” dei commenti di Trump senza aggiungere spiegazioni su eventuali contromosse o reazioni formali. Nessuna apertura, quindi, verso le richieste occidentali di un cessate il fuoco immediato né indizi di un ripensamento sulle “operazioni militari speciali” in Ucraina.

Al contrario, nelle ore successive all’annuncio di Trump, la Russia ha intensificato la propria offensiva su città ucraine, confermando ai più che il Cremlino non si sente particolarmente turbato dall’ultimatum americano.

Le parole di Medvedev: “Ogni ultimatum è una minaccia verso la guerra”

Una delle reazioni pubbliche più significative è arrivata da Dmitry Medvedev, ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza nazionale. Medvedev ha definito “ogni nuovo ultimatum di Trump una minaccia e un passo verso la guerra, non tra la Russia e l’Ucraina, ma con il suo stesso Paese.” Il dirigente russo ha ammonito il presidente USA a non percorrere la “strada di Sleepy Joe”, nome con cui ironizza sull’ex presidente Biden, e ha ridimensionato la portata delle minacce statunitensi sostenendo che “la Russia non è Israele e nemmeno l’Iran”.

L’analisi degli esperti: la Russia non cede e il rischio escalation resta

Secondo vari analisti internazionali, il comportamento del Cremlino si inserisce in un copione ormai consolidato: rispetto agli ultimatum e alle pressioni occidentali, la leadership russa preferisce una risposta fredda, evitando escalation verbali ma aumentando la pressione militare sul terreno. Il portavoce Peskov ha sottolineato di recente che i colloqui diplomatici con gli USA sono “praticamente fermi”, suggerendo che Mosca non si sente costretta a concessioni rapide e che sulla guerra in Ucraina “non cambierà rotta in base alle minacce di Washington”.

A pesare sulla capacità deterrente delle sanzioni americane c’è anche la drastica riduzione dei legami economici bilaterali: si stima che i rapporti commerciali tra Russia e Stati Uniti siano crollati del 90% rispetto al 2021, facendo sì che le nuove misure colpirebbero soprattutto rapporti indiretti e alleati commerciali di Mosca come la Cina e l’India.

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