06 Aug, 2025 - 17:29

Chi è Sydney Sweeney e perché il suo spot fa arrabbiare le femministe?

Chi è Sydney Sweeney e perché il suo spot fa arrabbiare le femministe?

Sydney Sweeney è uno dei volti più noti e discussi della nuova generazione di star hollywoodiane. Oltre al riconoscimento come attrice, negli ultimi mesi è diventata protagonista di una accesa polemica scatenata da uno spot pubblicitario, che ha diviso l'opinione pubblica e, in particolare, il mondo femminista.

Sydney Sweeney: età e origini

Sydney Bernice Sweeney è nata il 12 settembre 1997 a Spokane, nello Stato di Washington, da una famiglia radicata nell’Idaho da generazioni. Suo padre, Steven, è un hospitality manager mentre la madre, Lisa Mudd, è una ex avvocata penalista. Cresciuta in una famiglia religiosa sulle rive di un lago,

Sydney si è sempre distinta per la determinazione: fin da piccola era una vera atleta e si è avvicinata alla recitazione dopo aver partecipato come comparsa a un film indipendente girato vicino casa. Per convincere i genitori a sostenere il suo sogno di attrice, scrisse addirittura un business plan quinquennale. A soli 13 anni decise di trasferirsi a Los Angeles per inseguire la carriera cinematografica. Oggi ha 27 anni ed è diventata una figura di riferimento per la Gen Z, amata sia per il suo fascino che per la sua professionalità.

Sydney Sweeney ha un fidanzato?

La vita sentimentale di Sydney Sweeney ha spesso fatto parlare i media. Dal 2018 al 2025 è stata legata a Jonathan Davino, produttore cinematografico con cui aveva anche annunciato il fidanzamento ufficiale nel 2022. La relazione si è però interrotta dopo quasi sette anni senza dichiarazioni ufficiali, ma vari indizi, tra cui la rimozione delle foto di coppia dai social e la mancata presenza dell'anello di fidanzamento, hanno lasciato poco spazio ai dubbi.

Dopo la rottura, sono circolate voci di un flirt con la co-star Glen Powell, conosciuta sul set della commedia romantica "Tutti tranne te", ma i due hanno sempre ribadito che si tratta solo di una profonda amicizia e che Sydney è single.

Carriera

Sweeney esordisce con piccoli ruoli da guest star in serie TV come "90210", "Criminal Minds", "Grey’s Anatomy" e "Pretty Little Liars". Il primo riconoscimento arriva grazie a "Everything Sucks!", "The Handmaid’s Tale" e "Sharp Objects". La fama globale, invece, la conquista con la serie HBO "Euphoria", interpretando Cassie Howard, un ruolo che le frutta due nomination agli Emmy nel 2022.

Sempre per HBO brilla anche in "The White Lotus". Al cinema la ricordiamo nel cast di "C’era una volta a… Hollywood" di Tarantino, e come protagonista nei film "Reality", "Anyone but You" e nel cinecomic "Madame Web". Ha anche prodotto e interpretato l’horror "Immaculate". Versatile e ambiziosa, Sydney è oggi anche produttrice e testimonial di importanti marchi di moda e beauty.

Spot e polemiche

Nel 2025, Sydney Sweeney è protagonista di una campagna pubblicitaria per American Eagle intitolata “Sydney Sweeney Has Great Jeans” ("Sydney Sweeney ha grandi jeans"), uno slogan che gioca volutamente sull’ambiguità tra “jeans” (pantaloni) e “genes” (geni). Nello spot, l'attrice si infila un paio di jeans e parla di come alcune caratteristiche – come il colore degli occhi o dei capelli – siano dovute ai geni dei genitori, chiudendo con l’ironia "i miei jeans sono blu".

Questa scelta comunicativa ha provocato una reazione a catena: molte utenti sui social e diverse associazioni femministe hanno giudicato il messaggio ambiguo, sostenendo che sembra alludere alla superiorità genetica di certi standard di bellezza e riproponendo logiche di oggettivazione della donna e richiami all’eugenetica. Il fatto che lo spot abbia per protagonista una ragazza bionda e dagli occhi azzurri, in un’America ancora segnata da profonde tensioni sociali e razziali, è stato visto da molti come un esempio di retorica fuori tempo massimo.

Nonostante la campagna benefica collegata – parte del ricavato va infatti a sostegno della salute mentale e contro la violenza domestica – le polemiche non si sono placate, anzi, hanno alimentato il dibattito su cosa oggi sia “accettabile” nella rappresentazione femminile nei media. Se da un lato c’è chi difende lo spot come semplice ironia e omaggio alle campagne anni '80 e '90, dall’altro molte femministe l’hanno bollato come esempio eclatante di pubblicità poco sensibile e pronta a sfruttare i cliché di genere e di razza per vendere di più.

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