Le elezioni regionali pugliesi si fanno sempre più complesse e movimentate, con scenari che potrebbero cambiare radicalmente a pochi mesi dal voto. Al centro della scena c’è Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e campione di preferenze alle ultime elezioni europee nella circoscrizione Sud. Considerato fino a pochi giorni fa il candidato naturale del centrosinistra alla presidenza della Regione, oggi appare meno sicuro di voler correre per lo scranno più alto di via Gentile.
Una retromarcia che, se confermata, avrebbe ripercussioni ben oltre i confini pugliesi, mettendo in difficoltà la leadership nazionale del Partito Democratico e aprendo nuovi fronti nella già delicata partita interna. Il motivo del possibile passo indietro è duplice: da un lato, la crescente insofferenza verso le pressioni romane per garantire spazio al presidente uscente Michele Emiliano nelle liste; dall’altro, un calcolo politico di lungo respiro.
Decaro, schieratosi con Stefano Bonaccini al congresso PD del 2023, potrebbe rinunciare alla Regione per puntare direttamente alla segreteria nazionale, oggi nelle mani di Elly Schlein. La sua popolarità, rafforzata dal successo europeo, lo renderebbe un candidato competitivo per guidare il partito e, in prospettiva, ambire alla candidatura a Palazzo Chigi. Sullo sfondo, l’ipotesi di un riassetto politico che potrebbe avvicinarlo a figure come Giuseppe Conte e Matteo Renzi, in una strategia di ampio respiro.
Le tensioni con il “padre politico” Michele Emiliano sono ormai note e alimentano letture contrapposte. Dal fronte di Fratelli d’Italia pugliese, si sostiene che Decaro stia cercando di affrancarsi dall’eredità del governatore uscente, per costruire un profilo autonomo e più proiettato verso la politica nazionale. Secondo questa visione, la presidenza della Regione rappresenterebbe solo un trampolino per ambizioni più alte, fino alla guida del PD e, magari, alla candidatura a premier.
Ma il sondaggio Yoodata per La Gazzetta del Mezzogiorno ha introdotto un elemento nuovo: il centrosinistra resterebbe favorito anche senza Decaro, grazie a un “campo largo” che va da Alleanza Verdi-Sinistra ai 5 Stelle, includendo civici e terzo polo. Tra le alternative, spicca il nome di Raffaele Piemontese, assessore regionale foggiano, che per la prima volta porta la Capitanata nel novero dei papabili con percentuali significative.
Il sondaggio conferma che Decaro sarebbe il più competitivo contro Mauro D’Attis, candidato del centrodestra, con un ipotetico 67% a 33%. Ma i dati sorprendono quando si analizzano gli altri nomi: Francesco Boccia otterrebbe il 60%, Loredana Capone il 57% e Piemontese il 56%, a pari merito con Mario Turco del M5S. Per il politico foggiano, già figura di rilievo nell’amministrazione regionale, questo è un risultato storico.
Contattato dalla stampa, Piemontese ha ribadito il proprio sostegno a Decaro, pur ringraziando per la considerazione ricevuta. Il messaggio, però, è chiaro: il centrosinistra dispone di una rosa di opzioni solide, capaci di mantenere il vantaggio sul centrodestra.
Tutto ancora da decidere. Il centrodestra, che con Raffaele Fitto nel 2020 si fermò al 38%, oggi salirebbe al 44% con D’Attis, segno di una crescita che non basta, al momento, a ribaltare gli equilibri. La chiave potrebbe essere l’affluenza: solo il 49% degli intervistati si dice certo di recarsi alle urne, lasciando ampi margini di recupero o di sorprese nella campagna elettorale. Sul piano della fiducia personale, Decaro guida con il 69%, seguito da Boccia (52%), Capone e D’Attis (46%), Turco (45%) e Piemontese (43%).
Numeri che confermano la centralità dell’ex sindaco di Bari, ma che raccontano anche di un centrosinistra in grado di reggere l’urto di un eventuale passo indietro del suo candidato più noto. Se Decaro sceglierà la strada nazionale, la Puglia potrebbe comunque restare saldamente nelle mani della coalizione, aprendo al contempo un nuovo capitolo nella politica interna del PD e nel delicato equilibrio tra le sue correnti. Il voto autunnale in Campania, Calabria e Puglia sarà fondamentale.