Il confronto tra il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo statunitense Donald Trump, svoltosi ieri, 15 agosto 2025, ad Anchorage, in Alaska, non è stato un successo. Un vertice inconcludente che non ha portato a risultati concreti rispetto a quanto promesso dal tycoon nei giorni precedenti. Sarà fondamentale un secondo incontro, questa volta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che avrà modo di parlare con Trump a Washington nella giornata di lunedì.
Tuttavia, il leader ucraino ha precisato di essere disponibile a un confronto bilaterale, ma anche a un eventuale trilaterale con i due presidenti che si sono riuniti ieri ad Anchorage. Un obiettivo complesso, che oggi appare difficile, ma che non va escluso. Il trilaterale potrebbe svolgersi anche in Europa e, perché no, in Italia. A proporre il nostro Paese è stato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Ospitare il vertice servirebbe anche ad aprire la strada a un’iniziativa di pace per il Medio Oriente.
Resta ora da convincere il Cremlino. Il vertice di ieri si sarebbe potuto tenere in Italia: sia il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia Papa Leone XIV avevano espresso disponibilità, ma Mosca ha ritenuto inopportuno svolgere un confronto così rilevante in un Paese considerato “filo-ucraino”. Forse questa volta le cose potrebbero cambiare.
Intervistato da Tgcom24, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso la posizione dell’Italia riguardo alla possibilità di ospitare incontri internazionali dedicati alla pace, sia in relazione al conflitto in Medio Oriente sia a quello in Ucraina. Da quanto emerso, il governo italiano si è dichiarato pronto a mettere a disposizione il proprio territorio per facilitare il dialogo, mostrando la volontà di contribuire attivamente a un processo che resta complesso e lungo:
Pur riconoscendo le difficoltà che caratterizzano i negoziati e la distanza ancora significativa da un traguardo definitivo, Tajani ha sottolineato che vi sono segnali di speranza, una sorta di “luce” che lascia intravedere la possibilità di risultati positivi. L’Italia, dunque, intende mantenere un ruolo di mediazione, pronta a ospitare anche un eventuale vertice trilaterale che coinvolga Donald Trump, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, nella convinzione che il dialogo resti lo strumento essenziale per avvicinarsi alla pace.
Il vertice di Anchorage si sarebbe potuto tenere in Italia. Nel mese di luglio, durante una visita del presidente ucraino Zelensky, sia il capo dello Stato Sergio Mattarella sia Papa Leone XIV avevano ribadito l’importanza delle trattative per la pace e la necessità di lavorare nei prossimi mesi per porre fine al conflitto.
Roma sarebbe stata la sede ideale per ospitare il tanto atteso incontro e, forse, il trilaterale si sarebbe potuto tenere senza il preliminare confronto diretto tra Putin e Trump.
Cosa ha impedito la scelta del nostro Paese? Il Cremlino ha giudicato l’Italia troppo vicina a Kiev e ha ritenuto un errore organizzare il vertice in una nazione così solidale con Zelensky.
Secondo quanto riferito da una nota di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso soddisfazione per l’apertura di spiragli di pace in Ucraina, sottolineando come, dopo mesi di stallo lungo la linea del fronte, l’accordo appaia oggi finalmente possibile, pur restando complesso. Meloni ha ribadito che soltanto Kiev potrà decidere sulle condizioni e sul destino dei propri territori, mentre il punto centrale resta quello delle garanzie di sicurezza, considerate decisive per prevenire nuove invasioni russe.
A questo proposito, la presidente del Consiglio ha evidenziato come ad Anchorage siano emerse novità rilevanti, con il presidente Trump che ha rilanciato la proposta italiana di un meccanismo ispirato all’articolo 5 della NATO. Tale clausola collettiva consentirebbe all’Ucraina di contare sul sostegno attivo dei propri partner, inclusi gli Stati Uniti, in caso di nuove aggressioni. Meloni ha infine rimarcato l’unità degli Stati europei e l’importanza di proseguire con determinazione sul percorso verso la pace.