I pensionati che percepiscono trattamenti legati al reddito possono rischiare la revoca della pensione.
Chi beneficia dell’integrazione al trattamento minimo, della maggiorazione sociale o della pensione ai superstiti è tenuto a comunicare all’Inps i propri redditi annuali.
Il problema riguarda soprattutto coloro che non presentano la dichiarazione dei redditi tramite modello 730 o modello Redditi, mettendo così a rischio la continuità dell’erogazione della pensione.
C’è solo un modo per evitare questa eventualità e, in questo articolo, andremo a spiegare come fare e cosa può accadere.
Nel frattempo, lascio alla visualizzazione del video YouTube di Mondo Pensioni: un'ottima guida per capire bene cosa fare per evitare spiacevoli conseguenze.
Alcuni pensionati potrebbero ritrovarsi in una spiacevole situazione da settembre: la revoca della pensione.
Si tratta, purtroppo, di una evenienza che potrebbe verificarsi qualora non si provveda a comunicare all’Inps i redditi annuali. È un adempimento fondamentale, in capo soprattutto a chi percepisce trattamenti legati al reddito.
La possibile revoca riguarda soprattutto chi, anno dopo anno, non presenta la dichiarazione dei redditi esponendosi così al rischio concreto di perdere il diritto al trattamento pensionistico.
In caso di omissione, l’Inps può procedere alla revoca della pensione e avviare il recupero delle somme già erogate in modo indebito.
Una decisione che può tradursi in pesanti conseguenze economiche per i beneficiari, costretti a restituire importi significativi anche accumulati nel tempo.
La scadenza da non oltrepassare per evitare la revoca è il 19 settembre: entro questa data, tutti i pensionati che ricevono prestazioni legate al reddito devono comunicare all’Inps i redditi dichiarati negli anni precedenti.
Quest’anno, la sospensione e la possibile revoca delle pensioni riguardano chi non ha presentato la dichiarazione dei redditi relativa al 2021.
Le prime sospensioni sono partite già in estate. Se entro 60 giorni dalla sospensione il pensionato non fornisce i dati richiesti, l’Inps procede alla revoca definitiva della pensione e avvia il recupero delle somme già versate, qualora i redditi del 2021 risultino incompatibili con il diritto al beneficio.
Non rispettare questo obbligo significa quindi non solo perdere la pensione a partire da ottobre, ma anche dover restituire quanto percepito indebitamente negli anni precedenti, con importanti ripercussioni economiche per il beneficiario.
Già da luglio l’Inps ha applicato una trattenuta del 5% sulle pensioni mensili a carico di chi non ha ancora inviato la dichiarazione dei redditi. Si potrebbe rintracciare questa trattenuta consultando il cedolino pensione. Tuttavia, a partire dal 19 settembre, la semplice sospensione del pagamento potrà trasformarsi in una revoca definitiva della prestazione.
Per evitare la revoca e l’obbligo di restituire le somme percepite indebitamente, i pensionati che ricevono prestazioni legate al reddito e non hanno ancora trasmesso la ricostituzione reddituale richiesta devono farlo entro il 19 settembre. Sono esclusi da queste misure i trattamenti di natura assistenziale, come le pensioni di invalidità civile e gli assegni sociali.
Le prestazioni che rischiano la sospensione o la revoca sono:
La ricostituzione dei redditi riferita al 2021 deve essere presentata da tutti coloro che in quell’anno non hanno prodotto la dichiarazione dei redditi, così da permettere all’Inps di verificare correttamente la loro situazione economica.
I pensionati coinvolti possono stare tranquilli, perché l’Inps li ha già avvisati tramite lettere e solleciti inviati nei mesi scorsi. Inoltre, sulle pensioni di agosto e settembre è stata applicata una trattenuta, indicata come Trattenuta per mancata comunicazione reddito ai sensi dell’art. 35, comma 10 bis, d.l. 207/2008.
Le comunicazioni ufficiali sono state inviate via PEC o email, ma è possibile consultarle anche nell’area personale My Inps.