Il Modello 730/2025, come ogni anno, porta con sé un passaggio fondamentale per milioni di contribuenti: la verifica del saldo delle imposte. Sin dal primo rigo, infatti, emerge un aspetto essenziale.
Non sempre le trattenute effettuate durante l’anno risultano perfettamente in linea con quanto effettivamente dovuto al Fisco. Di conseguenza, la dichiarazione dei redditi si traduce in due possibili scenari. Da un lato, chi ha versato più del necessario avrà diritto a un rimborso Irpef. Dall’altro, chi non ha versato abbastanza si troverà con un debito da saldare.
A questo punto sorge spontanea una serie di domande. Quando, esattamente, occorre saldare l’Irpef che risulta dal Modello 730/2025? In che modo funziona la rateizzazione delle somme dovute e quali interessi si applicano? Che cosa accade, inoltre, se la dichiarazione viene inviata solo a ridosso della scadenza di settembre?
Il conguaglio della dichiarazione dei redditi ha lo scopo di verificare se l’imposta versata durante l’anno è stata sufficiente, oppure se occorre integrare. Ebbene, quando emerge un saldo a debito, la normativa è chiara. L’Irpef deve essere pagata entro il 30 giugno 2025.
Tuttavia, non tutto si esaurisce in questa data. Infatti, chi non riesce a rispettare il termine di giugno ha una finestra ulteriore: può saldare entro il 31 luglio, applicando però una maggiorazione dello 0,40%.
Di conseguenza, pur trattandosi di un aggravio contenuto, conviene tenerne conto per valutare con attenzione tempi e modalità di pagamento.
Il meccanismo cambia a seconda della categoria del contribuente. Per i lavoratori dipendenti e i pensionati, il prelievo avviene automaticamente.
Sarà il sostituto d’imposta - cioè il datore di lavoro o l’ente previdenziale - a trattenere le somme direttamente dalla busta paga o dal cedolino pensione. Al contrario, chi presenta il 730 senza sostituto d’imposta deve gestire il versamento in autonomia tramite modello F24, decidendo se pagare tutto in un’unica soluzione oppure suddividere il debito in più rate.
Molti contribuenti, soprattutto quando l’importo da versare risulta significativo, scelgono la strada della rateizzazione. In questo caso, il calendario è preciso e scandito da date già fissate.
Dal secondo versamento in poi, ogni rata subisce una maggiorazione dello 0,33% mensile. In altre parole, per ogni mese di differimento rispetto a giugno, si applicano interessi proporzionati al ritardo. Così, chi decide di diluire il pagamento beneficia di maggiore flessibilità, ma deve comunque mettere in conto un costo aggiuntivo.
C’è anche un ulteriore dettaglio da considerare. Chi non paga la prima rata entro giugno può posticipare tutto al 31 luglio, ma in quel caso subentra la maggiorazione dello 0,40% e, soprattutto, le rate disponibili diventano una in meno. Ciò significa che il debito andrà comunque chiuso entro dicembre, ma con importi più alti a scadenza.
Un punto importante riguarda il disallineamento tra la scadenza di pagamento e quella di presentazione della dichiarazione. Infatti, mentre il versamento dell’Irpef è fissato al 30 giugno, il termine ultimo per inviare il Modello 730/2025 è il 30 settembre.
Ecco perché chi presenta la dichiarazione in ritardo rispetto a luglio si trova inevitabilmente con meno margine di manovra. In pratica, il debito dovrà comunque essere estinto entro il 16 dicembre. Pertanto, chi invia il 730 ad agosto o a settembre non potrà più sfruttare tutte le 7 rate, ma dovrà necessariamente comprimere i pagamenti in meno tranche.
Di conseguenza, gli importi di ciascuna rata diventano più elevati e, parallelamente, rimane valido il calcolo degli interessi allo 0,33% per ogni mese di ritardo rispetto a giugno. Questo aspetto rende evidente l’importanza di non rimandare troppo l’adempimento. Infatti, chi agisce in anticipo può pianificare con più tranquillità la propria strategia di pagamento, sfruttando tutte le opzioni a disposizione.