17 Sep, 2025 - 09:54

Gioco clandestino: una piaga sociale tra illusioni, dipendenze e record di miliardi persi

Gioco clandestino: una piaga sociale tra illusioni, dipendenze e record di miliardi persi

La trasmissione Psiche Criminale, in onda sul canale 122, ha dedicato una puntata al tema del gioco clandestino e delle sue conseguenze, un fenomeno che continua a rappresentare una piaga sociale difficile da estirpare. In studio era presente l’avvocato Daniele Ingarrica, mentre in collegamento partecipava l’avvocato Maurizio Capozzo, entrambi esperti della materia, che hanno contribuito con analisi dettagliate e casi concreti. Non si tratta soltanto di una questione economica, di perdite finanziarie o di denaro che scorre in circuiti oscuri, ma soprattutto di una dinamica che incide profondamente sulle persone e sulla loro psiche, creando dipendenze, illusioni e fratture nelle vite quotidiane. Il conduttore, insieme agli ospiti, ha messo in evidenza la natura subdola di questo mondo, un universo che si muove lontano dai radar delle regole e che sfrutta le fragilità individuali.

L’avvocato Daniele Ingarrica ha sottolineato come il gioco clandestino rappresenti un territorio dove le dinamiche non sono affatto regolamentate. Non esistono probabilità effettive, come accade nel gioco legale, ma tutto viene gestito da chi controlla il circuito e decide le sorti dei partecipanti. La clandestinità non si limita a un settore specifico, ma abbraccia diversi ambiti, spesso legati allo sport, oppure si manifesta attraverso slot e giochi di carte. Secondo Ingarrica, l’elemento che rende il fenomeno tanto attrattivo quanto pericoloso è la scarica di adrenalina che accompagna il giocatore, quella voce interiore che ripete “questa volta vinco”, alimentando un meccanismo di illusione destinato a ripetersi senza sosta.

L’avvocato Maurizio Capozzo, in collegamento, ha aggiunto che il fenomeno non è certo una novità, ma una certezza consolidata da decenni. Le prime indagini sul gioco clandestino risalgono già agli anni Settanta, e da allora il fenomeno non ha fatto che radicarsi. Laddove circolano grandi somme di denaro, si insinua il gioco illegale, che sfrutta la vulnerabilità dei giocatori e la forza delle reti organizzate. Capozzo ha ricordato come il sistema delle scommesse abbia soppiantato, in termini di fatturato, lo storico totocalcio, un gioco regolamentato che faceva parte della tradizione sportiva italiana. Oggi, invece, si è sviluppata una rete parallela che continua a crescere senza sosta, raggiungendo dimensioni impressionanti.

Il calcio, in particolare, si è rivelato uno dei veicoli più potenti per la diffusione del gioco d’azzardo, legale e illegale. Non mancano i casi concreti che hanno segnato la storia, scandali e inchieste che hanno portato alla luce intrecci tra sport, scommesse e organizzazioni criminali. I numeri raccontati in trasmissione lasciano poco spazio all’immaginazione: nel solo 2023, gli italiani hanno puntato circa 150 miliardi di euro, coinvolgendo 18 milioni di giocatori, con un milione e mezzo di persone considerate a rischio dipendenza. Una cifra impressionante che dimostra quanto radicato e pericoloso sia il fenomeno, non solo a livello economico, ma soprattutto psicologico e sociale.

Ingarrica ha posto l’accento sul quadro normativo, che negli anni si è adattato e modificato in base all’evoluzione del gioco e delle frodi. Oggi esistono leggi precise, e organismi internazionali come la UEFA applicano norme severe in materia di scommesse e partite truccate. Non si può dunque parlare di un vuoto normativo, ma il vero problema è rappresentato dall’accesso sempre più facile a queste pratiche. La tecnologia e la rete hanno reso possibile aggirare limiti di età o massimali, offrendo a chiunque, anche ai più giovani, la possibilità di giocare senza reali barriere. L’illusione di poter eludere le regole diventa essa stessa parte del gioco, in un circolo vizioso che moltiplica i rischi.

Capozzo, intervenendo dal collegamento, ha ricordato un aspetto significativo: i rivenditori ufficiali non potrebbero, per legge, promuovere o invogliare i clienti all’acquisto di gratta e vinci o altri giochi simili. Eppure, nella realtà, accade esattamente il contrario. Una battuta, un cenno, un invito apparentemente innocuo bastano per spingere chi è già predisposto a tentare la fortuna. È una spinta che alimenta il meccanismo della dipendenza, spesso sottovalutata. Ingarrica ha concordato, sottolineando che il giocatore è spesso scaramantico, vive di piccoli rituali e di convinzioni personali che trasformano il gioco in un fenomeno sociale unico nel suo genere. L’esempio dell’Autogrill è emblematico: è uno dei maggiori venditori di biglietti della Lotteria, e molti sono convinti che acquistare lì porti fortuna. In realtà, come ha spiegato Ingarrica, si tratta solo di una questione statistica legata ai volumi di vendita, ma nella mente del giocatore prende forma una narrazione diversa, che giustifica e rafforza l’atto di giocare.

Ogni puntata, ogni giocata, diventa un tassello in più di un meccanismo che imprigiona la mente, rendendo sempre più difficile distinguere la realtà dall’illusione.

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