Il primo test e' anche quello decisivo: chi vince nelle Marche mette una seria ipoteca sugli altri voti nelle regioni. Elly Schlein lo sa e, nella giornata in cui il governo arrivava in forze ad Ancona, per sostenere Domenico Acquaroli, si presentava sul palco di Pesaro con il candidato Matteo Ricci e con il presidente dem Stefano Bonaccini. Una immagina di unita' che e', per Schlein, la prima condizione per vincere nelle Marche. Scalzare il presidente meloniano in carica, per Schlein sarebbe il prologo migliore agli altri appuntamenti con i territori, Veneto incluso, e soprattutto in vista delle politiche. La coalizione, rivendica Schlein, e' solida: "Unita' nel Pd e unita' nel resto della coalizione", dice la segretaria guardando a Stefano Bonaccini, una delle figure di riferimento della minoranza dem, e lo stesso Matteo Ricci. Le distanze con gli alleati, specie su temi di politica estera ci sono e vengono rivendicate. Lo ha fatto lo stesso Conte sottolineando che il M5s, alleanze o meno, non rinuncera' ai propri valori e alla propria identita'.
C'e' poi il nodo dela premiership, rinviato da entrambi i leader, ma che verra' prima o poi al pettine del fronte progressista. Matteo Renzi non lo aggira: "Chi fa il premier? Il capo del principale partito, se vince questa regola a occhio tocca alla Schlein. L'alternativa e' che si facciano le primarie di coalizione. Se cambia la legge elettorale, trovo piu' facile che si facciano le primarie. Con questa legge, e' piu' normale che sia il capo del principale partito". Intanto, pero', l'unita' regge. La candidatura di Ricci e' stata la cartina di tornasole della solidita' della coalizione.