Dopo giorni di proteste culminati nello sciopero generale di oggi, il governo Meloni ha deciso di svolgere le comunicazioni sulla situazione di Gaza in Parlamento, come più volte richiesto dal centrosinistra. Sarà il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, a parlare alla Camera il prossimo 2 ottobre: la scelta ha anche una sua razionalità, soprattutto perché si tratta di una materia di competenza della Farnesina. Tuttavia, le opposizioni non condividono questa decisione della presidente del Consiglio.
Il Partito Democratico, insieme a Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, ha espresso il proprio disappunto per la scelta tardiva, arrivata solo dopo numerose sollecitazioni e proteste. Negli scorsi mesi, a Montecitorio si sono svolti flash mob, proteste tra i banchi dell’aula e, più recentemente, anche scontri fisici e verbali, soprattutto dopo la votazione della riforma della Giustizia. Più volte, inoltre, è stato chiesto che fosse Meloni a rispondere direttamente di quanto accade a Gaza.
In una nota dei capigruppo dei tre principali partiti di opposizione si legge che è comunque molto grave che il governo partecipi a un vertice internazionale delle Nazioni Unite senza aver comunicato al Parlamento la propria linea. L’invito, ancora una volta, è quello a schierarsi dalla parte dei palestinesi e a riconoscere lo Stato, una posizione alla quale Meloni ha già risposto, seppur in modo poco soddisfacente per le opposizioni.
La questione palestinese approderà in Parlamento: giovedì 2 ottobre, nell’Aula della Camera, si terranno le comunicazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani sulla situazione nella Striscia di Gaza. A comunicarlo è anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, in una nota. La presenza di Tajani sarà utile anche per distendere il clima molto teso creatosi negli ultimi giorni, con le opposizioni che hanno insistentemente chiesto un confronto con il governo Meloni.
Dall’occupazione di Gaza City da parte delle IDF la scorsa settimana, l’opposizione ha invocato più volte la presidente per un confronto che non è mai avvenuto. Meloni, tuttavia, ha condannato le azioni di Netanyahu, sempre la scorsa settimana, dal palco di Ancona, durante un evento elettorale con il candidato della Regione Marche, Francesco Acquaroli.
Nonostante tutto, le opposizioni non sono pienamente soddisfatte della scelta del governo di confrontarsi in maniera così tardiva. Inoltre, i tre principali partiti sottolineano come sia grave che Meloni partecipi a un vertice internazionale come quello delle Nazioni Unite a New York senza aver comunicato al Parlamento la propria linea.
Il timore del centrosinistra è che la premier rimanga “schiacciata” sulle posizioni di Trump, senza avere chiara idea di come agire per fermare quanto sta accadendo a Gaza. In tutta Europa, alla vigilia di voti significativi, i governi stanno prendendo iniziative concrete, mentre in Italia le posizioni su come agire in Medio Oriente appaiono sempre meno chiare. Non si esclude che il 2 ottobre l’opposizione rinfacci a Tajani l’atteggiamento del governo di fronte alla richiesta di confronto. Il ministro degli Esteri, in conferenza stampa a New York prima di partecipare all’80ª Assemblea generale dell’Onu, ha dichiarato:
Mentre l’Italia si è fermata per lo sciopero generale a sostegno di Gaza, a New York si apre l’Assemblea generale Onu, con il conflitto in Medio Oriente al centro, insieme alla guerra in Ucraina. Cresce il numero di Paesi che riconoscono lo Stato palestinese, ma l’Italia, insieme alla Germania, mantiene prudenza, sostenendo la soluzione dei due Stati e ribadendo il sostegno a un futuro Stato palestinese libero da Hamas, come indicato dalla Risoluzione Onu del 12 settembre.
A ribadirlo è stata la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ritiene prematuro riconoscere uno Stato con al suo interno una forza terroristica come Hamas. Tuttavia, il governo mantiene aperto uno spiraglio per un riconoscimento futuro, anche se questo sembra ancora lontano.