06 Oct, 2025 - 20:01

Le microplastiche, una minaccia invisibile in grado di condizionare la nostra quotidianità

In collaborazione con
Sabino Del Latte
Le microplastiche, una minaccia invisibile in grado di condizionare la nostra quotidianità

Un nemico silenzioso, invisibile agli occhi, ma ormai onnipresente. Le microplastiche, frammenti inferiori ai 5 millimetri, e le ancor più insidiose nanoplastiche, con dimensioni inferiori ai 100 nanometri, hanno ormai invaso ogni angolo del pianeta. Secondo la crescente mole di ricerche scientifiche internazionali, queste particelle stanno entrando nei nostri corpi con implicazioni sempre più gravi per la salute pubblica.

Siamo ciò che mangiamo

Uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health ha rivelato che l'uomo medio ingerisce tra le 39mila e le 52mila particelle di microplastica ogni anno, una stima che sale a oltre 74mila se si considera anche l'inalazione. Secondo l'EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), le microplastiche sono presenti nel 100% dei campioni di cozze e ostriche analizzati nelle acque europee, e si trovano anche in sale, miele, birra, acqua potabile, latte e persino nella placenta umana. Il 98% delle acque dolci del nostro Paese contiene microplastiche, secondo i dati ISPRA 2023, e l'Italia è tra i primi consumatori europei di plastica monouso.

Ma ciò che colpisce di più è quanto si annida sui fondali: uno studio condotto dall'Università di Manchester e pubblicato ha rilevato che in alcune aree del fondale marino mediterraneo si accumulano oltre 1,9 milioni di particelle di microplastica per metro quadrato, rendendolo uno dei più inquinati al mondo in profondità. La ricerca ha evidenziato come le correnti sottomarine agiscano da veri «trasportatori» di plastica verso canyon e depressioni marine, che diventano trappole invisibili ma pericolosissime per la fauna marina.

Ma è sul fronte sanitario che la preoccupazione cresce in modo esponenziale. Le microplastiche e nanoplastiche, una volta ingerite o inalate, possono attraversare le barriere biologiche, accumularsi nei tessuti e provocare risposte infiammatorie, stress ossidativo, danni cellulari e interferenze endocrine. La loro interazione con metalli pesanti, batteri patogeni e inquinanti organici persistenti, come PCB, diossine, pesticidi, le rende vettori ancora più pericolosi. Le plastiche agiscono infatti come spugne chimiche, attirando e trasportando sostanze tossiche che, una volta introdotte nel corpo umano, possono contribuire a patologie respiratorie, metaboliche, riproduttive e persino neurodegenerative.

Il rapporto dell’ONU

A livello globale, L'ONU ha definito l'inquinamento da plastica «una minaccia planetaria», avviando i negoziati per un Trattato Internazionale Vincolante sulla plastica, con scadenza prevista entro il 2025. Anche l'impatto sugli ecosistemi è devastante. Le microplastiche alterano la catena alimentare marina, ostacolano la fotosintesi del fitoplancton, danneggiano la fertilità degli organismi acquatici e modificano la struttura del suolo, compromettendo la salute delle coltivazioni.

Uno studio pubblicato su PNAS ha dimostrato che le nanoplastiche possono attraversare le radici delle piante e accumularsi nei tessuti vegetali, con effetti ancora in fase di valutazione ma potenzialmente disastrosi per la sicurezza alimentare. Di fronte a questi dati, appare evidente che ridurre l'uso della plastica non è più solo un gesto ecologista, ma una necessità medica, ambientale e sociale.

I costi sanitari legati all'inquinamento da plastica, stimati in miliardi di euro l'anno dall'OCSE, rischiano di crescere in modo incontrollato se non si interviene con urgenza. Ogni cittadino però può contribuire con azioni concrete e quotidiane ad evitare tutto ciò. Il futuro del nostro pianeta passa anche dai nostri comportamenti e dagli insegnamenti che sapremo impartire alle nuove generazioni.

A cura di Sabino Del Latte

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