Le parole pronunciate ieri dalla Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, sulle “gite ad Auschwitz” - organizzate per associare l’antisemitismo al fascismo - hanno sollevato un denso polverone, trasformandosi in pochi minuti in un caso politico.
Dura e lucidissima è stata la replica della senatrice Liliana Segre che, per la seconda volta nel giro di una settimana, è stata - suo malgrado – chiamata in causa.
A destra qualcuno – non tantissimi a dire il vero – è intervenuto, seppur con qualche imbarazzo, per difendere la ministra tentando di spiegare che le sue dichiarazioni sono state fraintese, o, volutamente strumentalizzate.
Il mainstream di sinistra si è immediatamente attivato per condannare le parole di Roccella e per esprimere solidarietà a Liliana Segre. Ma, dov’erano tutti quando Francesca Albanese lasciò gli studi di La7 la scorsa settimana?
Accostare la parola ‘gita’ ad Auschwitz si è rivelata una scelta infelice per la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, finita nel fuoco di fila del centrosinistra.
Ha detto l’esponente dell’esecutivo Meloni, nel corso del suo intervento al convegno “La storia stravolta", organizzato a Roma nella sede del Cnel, dedicato alla riflessione sui fatti accaduti il 7 ottobre.
L’analisi della ministra parte dalla denuncia di una recrudescenza dei fenomeni di antisemitismo in Italia dopo il 7 ottobre 2023. Per Roccella, l’Italia non avrebbe mai fatto davvero i conti con l’antisemitismo.
ha dichiarato, infine, sostenendo che negli anni nella nostra società avrebbe resistito un “antisemitismo strisciante” che è emerso completamente negli ultimi due anni fino ad arrivare ad accusare Israele di genocidio.
Dichiarazioni quanto meno controverse che hanno sollevato aspre polemiche e la dura replica della senatrice Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento nazista di Auschwitz, come tanti altri ebrei italiani durante il fascismo.
Ha dichiarato la senatrice italiana che ha poi replicato:
Ha, infine, concluso stroncando in maniera netta le parole di Roccella.
Questa mattina la ministra Roccella è intervenuta nuovamente sulla polemica per spiegare meglio cosa intendesse quando ha parlato di “gite ad Auschwitz”.
In un’intervista rilasciata al quotidiano “Il Giornale”, ha detto che le sue parole sono state strumentalizzate e a chi le chiedeva se sia "pentita di aver definito i viaggi scolastici delle gite", Roccella ha sottolineato che il suo ragionamento era chiaro:
Un chiarimento che, tuttavia non è servito a placare le polemiche mentre nel governo è prevalsa la regola del silenzio.
L’unico a intervenire ieri, con quella che è sembrata una timida difesa è stato il vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi.
Ha affermato l’esponente della maggioranza.
Niente silenzio, invece, a sinistra dove l’indignazione per le parole della ministra ha dato vita a un ribollire di dichiarazioni e condanne.
Oggi, di fronte alle parole della ministra Roccella sui viaggi ad Auschwitz, la sinistra si è sollevata compatta in difesa della memoria della Shoa e, soprattutto, della senatrice a vita Liliana Segre.
Elly Schlein, segretaria del Pd, ha chiesto a Giorgia Meloni di prendere immediatamente le distanze dalle “dall'indecente uscita” della ministra, accusandola di “insultare i viaggi della memoria ad Auschwitz e provare a riscrivere la storia”.
Michela Di Biase (Pd) le ha definite “sconcertanti e profondamente ingiuste”. Sottolinea che “ha ragione la senatrice a vita Liliana Segre a ricordare, ancora una volta, l’importanza di quei viaggi” per mantenere viva la memoria e contrastare odio e indifferenza.
Elisabetta Piccolotti (AVS) ha criticato duramente le affermazioni della ministra, giudicandole un “insulto alle vittime” chiedendo al governo se ne condivida il contenuto.
La stessa cosa, tuttavia, non era accaduta pochi giorni prima, quando la relatrice ONU in Palestina, Francesca Albanese, aveva abbandonato lo studio televisivo di La7, quando era stata citata la posizione di Liliana Segre contro l’uso improprio del termine "genocidio" riferito a Gaza.
Albanese ha poi spiegato che il suo gesto non era contro la senatrice.
In quell’occasione, dov’era la sinistra? A parte qualche voce isolata come Walter Verini (PD), che scrisse:
non si levò alcuna condanna netta nei confronti del gesto di Albanese. Nessuna dichiarazione forte, nessuna indignazione pubblica, nessuna richiesta di rispetto per la senatrice sopravvissuta ad Auschwitz.
Oggi, come nei giorni scorsi, il senatore di Italia Viva Matteo Renzi lo ha sottolineato ancora una volta, implicitamente chiamando in causa l’ipocrisia del doppio standard: