Il carrello della spesa frena, ma si fa presto a dire che sia un vero sollievo per le tasche degli italiani. Per essere una notizia, lo è: i dati ISTAT di settembre confermano l'attesa decelerazione, con l'aumento dei prezzi per la cura della casa e della persona che si attesta a +3,1% su base annua.
Ma non è tutto rose e fiori: la spesa quotidiana continua a essere una nota dolente per milioni di famiglie. Sebbene il dato sia in calo rispetto al +3,4% di agosto, rimane un segnale di allerta. Ma cosa significa esattamente "carrello della spesa"? E come si traduce questo numero nella vita di tutti i giorni, specialmente quando altre voci di spesa, come le bollette, minacciano di risalire?
L'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) si occupa di analizzare l'andamento dei prezzi al consumo secondo le linee direttive sancite dal Decreto Legislativo n. 322/1989, che regola il Sistema Statistico Nazionale, e dal Regolamento (UE) 2016/792. Quest'ultimo armonizza gli indici dei prezzi al consumo (IPCA) a livello comunitario, garantendo trasparenza, affidabilità e confrontabilità tra i Paesi membri.
Nel complesso, il nuovo andamento rallenta la crescita annua dei prezzi del "carrello della spesa". Il passaggio da un +3,4% ad agosto a un +3,1% a settembre 2025, che merita un approfondimento, indica una minore pressione sui beni di largo consumo.
Finalmente, dopo diverso tempo, arriva una decelerazione che è sicuramente un segnale positivo. Tuttavia, non è tutto rose e fiori ed è necessaria un’osservazione più ampia, da leggere nel contesto di un'inflazione generale che rimane stabile al +1,6%, come confermato dai dati definitivi diffusi e ripresi dalle principali testate nazionali come Il Sole 24 Ore, ANSA e Rainews.
Anche se i prezzi dei beni di prima necessità stanno aumentando più lentamente, l’inflazione totale non scende perché altri costi stanno salendo. Ad esempio, è possibile che l’aumento delle bollette di luce e gas vanifichi questo risparmio. Pertanto, quanto risparmiato sulla spesa potrebbe essere assorbito dai maggiori costi per l’energia.
In altre parole, l'altalena tra un settore in calo, come quello alimentare, e un altro in rialzo, ovvero le bollette, mantiene stabile l’inflazione.
Quando l’ISTAT prende in esame il "carrello della spesa", non analizza un singolo numero, ma esegue un’analisi dettagliata su una raccolta di prodotti di maggior consumo. È uno studio che serve per comprendere esattamente il costo della vita giorno per giorno. Quando si legge che il carrello è aumentato del 3,1%, significa che se l’anno scorso una famiglia spendeva 100 euro per comprare quei prodotti, oggi ne spende 103,10. Quindi i prezzi sono saliti, ma meno velocemente di prima.
In sostanza, stiamo pagando un po’ di più per le cose di tutti i giorni, ma la crescita dei prezzi sta rallentando.
Una delle domande più frequenti quando si parla di inflazione è: “Quanto posso comprare davvero con i miei soldi?”.
Nonostante i prezzi crescano più lentamente, i beni di prima necessità, come cibo e bollette, costano molto di più rispetto a due anni fa. Ciò significa semplicemente che con lo stesso stipendio, oggi si acquistano meno prodotti: un fenomeno definito "erosione del potere d’acquisto".
Chi ha un reddito fisso, come una pensione o uno stipendio, risente maggiormente di questo problema. Va considerato che sborsare più soldi per cibo e utenze lascia meno risorse per altri beni, come svago o cultura, ma anche per mettere da parte dei risparmi.
Per dirla tutta, la questione non è confusa, ma complessa:
da una parte, l’inflazione rallenta;
dall’altra, i prezzi restano alti e altre spese potrebbero salire.
Per comprendere meglio cosa succederà, sarà necessario analizzare i prossimi dati Istat per vedere se i prezzi continueranno a stabilizzarsi o se torneranno a crescere.