23 Oct, 2025 - 12:10

Guerra Ucraina, Elena Basile: "Può finire solo se l'Occidente ammette la sconfitta. Su Trump-Putin..."

Guerra Ucraina, Elena Basile: "Può finire solo se l'Occidente ammette la sconfitta. Su Trump-Putin..."

L’ambasciatrice Elena Basile ha analizzato la guerra in Ucraina, la figura di Donald Trump e il suo ruolo nella scena attuale, e i delicati rapporti tra il presidente americano e Vladimir Putin in un’intervista esclusiva a Tag24.

Il fallimento dell’egemonia occidentale e le vere cause del conflitto

Elena Basile, in una recente intervista esclusiva a Tag24, offre una lettura netta e profonda del conflitto in Ucraina.

Basile descrive un contesto geopolitico complesso in cui la leadership occidentale ha perso progressivamente la propria egemonia economica e culturale, affidandosi quasi esclusivamente alla forza militare, base di un arbitrio che alimenta sfiducia e instabilità a livello globale.

La Russia, infatti, non starebbe cercando di conquistare l’Ucraina per dominio totale, ma semplicemente vuole evitare che il Paese diventi una piattaforma della NATO contro Mosca.

Nel marzo 2022, sottolinea Basile, esistevano condizioni per una pace negoziata: l’Ucraina avrebbe accettato la neutralità e non vi erano richieste territoriali russe tali da giustificare una guerra totale.

L’ambasciatrice evidenzia quindi che, contrariamente alle narrazioni mainstream, Mosca non ambisce ad una conquista territoriale su vasta scala in Europa, bensì richiede garanzie di sicurezza fondamentali, in particolare la neutralità dell’Ucraina e il divieto per Kiev di entrare nella NATO.

Trump, lo “stato profondo” e le contraddizioni della politica americana

La posizione di Donald Trump nel quadro complesso dell’amministrazione americana è vista da Basile come un elemento di ambiguità e, in parte, di opposizione al cosiddetto “stato profondo” americano. Ma che cos’è lo stato profondo? “È il potere del complesso militare-industriale che, con le sue esigenze, condiziona la politica. È quella burocrazia che non cambia con l’alternarsi dei presidenti ed è rappresentata dalla CIA, dall’intelligence del Pentagono e anche dal Dipartimento di Stato”, ha spiegato.

Trump, secondo Basile, avrebbe voluto portare avanti una politica più pragmatica e orientata alla tregua, riconoscendo le preoccupazioni di sicurezza della Russia e proponendo una soluzione basata sulla neutralità ucraina. Tuttavia, viene spesso costretto a prendere posizioni contraddittorie, oscillando tra falchi e aperture diplomatiche, in un gioco di potere che lo rende spesso “incoerente”.

L’Europa, dal canto suo, nonostante la sua storia come potenza civile e la sua tradizione di mediazione, appare oggi prigioniera di una strategia militare che la porta a supportare la guerra senza una vera alternativa di pace sul tavolo.

Basile denuncia come l’Occidente stia accumulando rischi immensi, sfidando una potenza nucleare dotata di un arsenale imponente, mentre gli alleati europei insistentemente spingono per un allungamento del conflitto, preparandosi ad una guerra che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per il continente stesso.

Riconoscere la realtà per fermare la guerra

L’ambasciatrice mette in luce anche la grave distorsione delle informazioni che circolano nei media mainstream, dove la Russia viene ritratta in modo contraddittorio e spesso caricaturale, senza un’analisi realistica delle sue motivazioni e dei suoi limiti. Putin è già a capo di un territorio immenso e ricco di risorse; la paura di un’invasione russa è dunque, secondo Basile, più una narrazione strumentale che una minaccia concreta.

In conclusione, Basile richiama ad una presa di coscienza urgente da parte dell’Occidente: la guerra in Ucraina non potrà finire se non si riconoscono le ragioni di sicurezza russe e se non si rivede la propria postura geopolitica. Un messaggio che sfida il mainstream e impone una riflessione profonda su cosa significhino davvero la sconfitta e la vittoria nelle relazioni internazionali.

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