24 Oct, 2025 - 14:07

La Russia si riorganizza, le sanzioni americane servono solo a bruciare i serbatoi europei

La Russia si riorganizza, le sanzioni americane servono solo a bruciare i serbatoi europei

 

Le nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro i giganti petroliferi russi segnano un’ulteriore escalation nella guerra economica tra Occidente e Mosca. Tuttavia, mentre Washington punta a indebolire la capacità della Russia di finanziare la propria macchina bellica, le conseguenze di questa strategia rischiano di ricadere in modo pesante sull’economia europea e, in parte, su quella globale. Le sanzioni, quindi, non sembrano solo un’arma contro il Cremlino, ma anche un colpo ai serbatoi energetici del vecchio continente.

Le nuove sanzioni e la risposta di Mosca

L’amministrazione americana ha imposto, il 22 ottobre 2025, nuove sanzioni contro Rosneft e Lukoil, due colossi che rappresentano circa la metà della produzione nazionale di greggio russa.

Circa una settimana prima che Washington introducesse tali misure, anche il Regno Unito aveva adottato provvedimenti simili. Nel frattempo, l’Unione Europea ha vietato l’importazione di gas naturale liquefatto proveniente dalla Russia.

L’obiettivo di Washington è chiaro: soffocare il flusso di risorse energetiche che finanziano la macchina da guerra russa e colpire in modo diretto l’economia del paese. Tuttavia, l’annuncio ha immediatamente alimentato i timori di un nuovo aumento dei prezzi del petrolio a livello globale.

Questo fenomeno appare paradossale: più si cerca di strangolare il commercio petrolifero russo, più i prezzi rischiano di schizzare verso l’alto, con effetti a catena che potrebbero colpire non solo l’economia statunitense ma quella mondiale.

Il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto infatti che le sanzioni sul petrolio russo avranno ripercussioni ben oltre i confini del suo paese, provocando un’impennata dei prezzi dei prodotti energetici e che neppure gli Stati Uniti saranno esenti dagli effetti di questo boomerang economico. Putin ribalta la narrazione, suggerendo che le sanzioni si ritorceranno contro l’Occidente.

L’impatto economico globale e i rischi per l’Europa

Secondo diversi analisti, non è da escludere un rallentamento economico globale a causa dell’aumento dei costi energetici.
Le sanzioni statunitensi appaiono particolarmente stringenti, ma il loro impatto è reale, non totale.

La questione centrale riguarda la capacità della Russia di reagire e quella degli altri paesi di diversificare le proprie fonti energetiche, fattori che determinano l’efficacia e la durata delle misure nel tempo.

Mosca, dal canto suo, sta già cercando nuove rotte di esportazione e nuovi mercati per aggirare le restrizioni. La capacità della Russia di tenere in piedi la propria economia dipende in parte proprio da questo adattamento strategico e dal rafforzamento delle alleanze regionali.

Dall’altro lato, anche per i partner di Mosca sarà decisiva la capacità di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Cina e India, per esempio, potrebbero ridurre la loro dipendenza dal petrolio russo almeno nell’immediato ma le conseguenze sui prezzi e sulla sicurezza energetica rimangono tutte da verificare.

Da questo punto di vista, le sanzioni non rappresentano un colpo definitivo ma una mossa di lungo periodo, parte di una partita geopolitica complessa in cui ogni contromossa di Mosca o dei suoi partner può modificare gli equilibri economici e politici globali.

Le incognite sull’efficacia e le conseguenze sociali

Eventuali rialzi dei prezzi dell’energia rischiano di pesare ulteriormente sulle spese quotidiane di milioni di persone, aggravando la percezione di una crisi che tocca direttamente la vita di tutti i giorni.

Finora si può parlare di un danno concreto ma contenuto inflitto dalle sanzioni all’economia russa: Mosca ha subito colpi significativi, ma non è crollata.

Rimane però un punto fondamentale da chiarire: l’effettiva applicazione delle nuove restrizioni. Non è ancora certo se gli Stati Uniti intendano far rispettare in modo rigoroso le misure, includendo anche le cosiddette sanzioni secondarie, concepite per aumentare l’efficacia delle azioni punitive.

Nel frattempo, la cosiddetta “flotta ombra” di petroliere che operano in modo poco tracciabile continua a essere numerosa e difficile da controllare, rendendo complicato impedire realmente il flusso di greggio russo verso i mercati internazionali. La “flotta ombra” è oggi uno dei principali strumenti con cui la Russia aggira le restrizioni occidentali.

Mentre la Russia si riorganizza e trova nuovi canali per sostenere la propria economia, è l’Europa a trovarsi più esposta al rischio energetico e all’aumento dei prezzi.

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