26 Oct, 2025 - 10:52

Gli idoli usa e getta di una sinistra senza leader: ora è il turno di Sigfrido Ranucci

Gli idoli usa e getta di una sinistra senza leader: ora è il turno di Sigfrido Ranucci

Il videocollegamento del giornalista Sigfrido Ranucci alla manifestazione nazionale della Cgil, svoltasi a Roma il 25 ottobre 2025, è stato accolto con un’ovazione e lunghi applausi da parte della piazza.

Il giornalista conduttore di Report, recentemente vittima di un terribile attentato intimidatorio sotto casa, ha espresso dalla sua postazione la sua vicinanza e solidarietà ai lavoratori riuniti sotto lo slogan «Democrazia al lavoro».

Ranucci ha sottolineato come la libertà di stampa non sia un mero diritto di chi scrive, ma anche di chi legge, e ha chiesto un'immediata approvazione della legge contro le querele temerarie, vero e proprio bavaglio ai giornalisti d'inchiesta.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha condiviso e rilanciato il messaggio, definendo la libertà di stampa «sotto attacco» e rimarcando l'importanza della solidarietà verso chi come Ranucci è bersaglio di intimidazioni.

La manifestazione ha avuto al centro temi come lavoro, salario, pensioni, sanità e reindustrializzazione, ma l’apparizione del giornalista ha catalizzato l’attenzione della sinistra, ribadendo un comune fronte ideologico e mediatico.​

Ranucci nuova figurina dell'album di una sinistra senza leader

Da quando Ranucci ha subito il grave attentato, la solidarietà è stata unanime e bipartisan.

La condanna politica dell’atto intimidatorio è arrivata trasversalmente, da Giorgia Meloni a Matteo Salvini, da Antonio Tajani a diversi esponenti del Movimento 5 Stelle.

Tuttavia, è noto come la sinistra politica e mediatica abbia saputo fare di questa vicenda un proprio vessillo, promuovendo il giornalista come simbolo della libertà di informazione e della lotta contro i poteri oscuri e i "fascisti".

Da Saviano alla Albanese passando per Salis e Soumahoro

Una dinamica che non è nuova e sembra diventata una costante: la sinistra italiana che costruisce idoli mediatici da esibire per coprire la propria mancanza di leadership politica credibile e duratura.​

Infatti, nel corso degli anni, la sinistra ha avuto la tendenza a convergere su figure simboliche che diventano per un certo periodo oggetto di idolatria mediatica, generando consenso transitorio.

Esempi recenti evidenziano una sorta di turnover di "idoli progressisti": prima di Sigfrido Ranucci, c'erano stati Francesca Albanese, Ilaria Salis, Aboubakar Soumahoro, Mattia Santori delle Sardine (che a un certo punto per il mainstream era diventato un mix tra Che Guevara e Pertine) e in principio Roberto Saviano.

Tutti personaggi sulla cresta dell'onda mediatica, usati dai partiti progressisti come strumenti per catalizzare l’attenzione e creare illusioni di unità.

È un meccanismo ormai consolidato, ricercare ossessivamente nuovi volti da innalzare, da erigere a paladini, per mascherare la mancanza di figure politiche solide e convincenti all’interno dei propri partiti.​

Idoli usa e getta

Questo fenomeno costituisce una sorta di strategia comunicativa che permette di mantenere viva l’attenzione del pubblico e dei sostenitori su temi sociali, utilizzando volti noti o emergenti come terminali emotivi e mediatici.

Ma ha un prezzo, perché crea una discontinuità e una volatilità nel consenso, che segue le mode del momento e non una reale costruzione politica strutturata.

Sigfrido Ranucci rientra in questo quadro: la sua presenza in piazza, il suo appello alla libertà di stampa e alla protezione dei giornalisti, rappresentano un segnale forte e simbolico che il mondo della sinistra vuole sfruttare per ergersi a unico difensore dei valori della democrazia.​

Allo stesso tempo, va sottolineato come diversi personaggi che erano stati innalzati dai partiti e dal mainstream, siano stati abbandonati al primo scivolone o in seguito a un calo di popolarità.

Basti pensare a Soumahoro, scaricato in pochi secondi dopo il caso della moglie, ma in tempi più recenti a Francesca Albanese. La paladina dei diritti dei palestinesi infatti, ha osato contraddire l'intoccabile Liliana Segre e, il giorno successivo, il PD l'aveva già scaricata mentre i giornali mainstream erano partiti con le loro solite campagne di delegittimazione.

La sinistra sembra così ripetere ciclicamente il rituale dell’idolatria mediatica: un eroe per ogni stagione, da cavalcare finché fa comodo, in attesa che arrivi un nuovo vessillo da sbandierare nelle piazze.

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