Al XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti a Roma, lo storico Luciano Canfora ha offerto una lettura radicale e provocatoria dello stato attuale dell’Unione Europea, smascherando la crisi di identità e ruolo geopolitico che, secondo il suo punto di vista, la condanna ad essere un “cadavere pilotato”.
Le sue argomentazioni, destinate a scuotere l’opinione pubblica più critica verso l’Occidente, tracciano il profilo di un’istituzione ormai svuotata di ogni potere reale, guidata da una logica burocratica e da priorità armigere di matrice britannica che ne hanno compromesso la natura originaria.
Canfora, ben noto per le sue analisi caustiche e rigorose, nel suo intervento ha definito l’Unione Europea come una struttura “in coma” e “incatenata”, priva di capacità decisionale autonoma e ormai subordinata agli interessi delle potenze esterne, con la Gran Bretagna descritta come vero regista ombra delle politiche europee, nonostante la Brexit.
Nel suo ragionamento, il sogno federalista di Altiero Spinelli e degli europeisti della seconda metà del Novecento si è andato irrimediabilmente scontrando con una realtà fatta di riarmo esasperato e di azzeramento del baricentro politico.
Secondo Canfora, la priorità armigera domina oggi l’agenda europea, con una “Comunità Politica Europea” apparsa dal nulla e la vecchia UE che sembra non esistere più.
Il pensiero strategico europeo si sarebbe perso dietro la subordinazione alle leadership britanniche e atlantiste, lasciando il continente in una posizione fragile nei confronti delle crisi mondiali, dall’Ucraina al Medio Oriente.
A conferma dello svuotamento politico dell’Europa, Canfora cita in modo ironico alcune delle ultime decisioni dell’Europarlamento, considerate ridicole e sintomatiche della degenerazione regolamentare dell’istituzione: il dibattito sull’utilizzo delle gabbie per le galline ovaiole, regolato al millimetro con normative che spesso generano polemiche tra gli agricoltori e i cittadini.
Un argomento che, anziché migliorare la vita degli animali, spesso diventa simbolo di una sovrastruttura incapace di affrontare i veri problemi economici e sociali.
Non meno grottesca, secondo Canfora, appare la deliberazione che impone l’utilizzo di tappi inscindibili sulle bottiglie di acqua minerale, una misura che trasforma gli eurodeputati in legislatori di dettagli insignificanti mentre il continente sprofonda nell’irrilevanza strategica internazionale.
In queste decisioni, lo storico ravvede il declino di un’istituzione che si occupa di tutto tranne che di ciò che conta davvero per cittadini, imprese e Stati membri.
Canfora non si limita a liquidare l’Europa come un cadavere burocratico: sottolinea anche il crollo del consenso popolare e la crescente percezione di inutilità dell’istituzione.
Secondo la sua ricostruzione, la deriva regolamentare dell’UE non è altro che il riflesso di una crisi interna che rischia di sfociare nell’irrilevanza politica, soprattutto nei rapporti con le grandi potenze mondiali.
Se la comunità originaria si proponeva come laboratorio di pace e progresso, oggi si trova invece al centro di una spirale di dipendenza dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, costretta a subire le scelte in materia di difesa e politica estera, incapace di esprimere una visione autonoma sulle grandi questioni del nostro tempo.
La crisi demografica, economica e culturale che Canfora evidenzia diventa così il terreno fertile della sua provocazione: “un continente con 500 milioni di persone ridotto a occuparsi di tappi e gabbie per galline”.
Le parole di Luciano Canfora rappresentano un attacco frontale alla narrazione dominante sull’Unione Europea, destabilizzando le certezze di chi vede nel progetto europeo una garanzia per il futuro.
La denuncia della “priorità armigera” e della subordinazione agli interessi extra-continentali chiama in causa l’Occidente intero, accusato di aver smarrito la bussola storica e politica, accontentandosi di amministrare una crisi di sistema senza prospettive.
Il quadro dipinto dallo storico appare tanto più inquietante quanto più la complessità delle sfide, dalla guerra all’Ucraina all’instabilità nel Mediterraneo, sembra superare di gran lunga le capacità di risposta di una UE privata dei suoi strumenti di azione politica e sociale.
In questo contesto, la provocazione canforiana invita a riflettere e a reagire, non solo con il rifiuto delle logiche burocratiche ma anche tramite una ridefinizione radicale delle priorità della società europea.