Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, accende i riflettori sulla marginalizzazione europea nella crisi ucraina. Secondo Orban, Bruxelles resta ai margini della diplomazia. Il premier ha ribadito la necessità per l’Ungheria di perseguire una politica pragmatica e autonoma, annunciando inoltre l’intenzione di recarsi a Washington per discutere con Donald Trump la revoca delle sanzioni sul petrolio russo.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è recato in Vaticano il 27 ottobre 2025, dove ha incontrato Papa Leone XIV. Ampio spazio è stato dedicato anche alle questioni europee, con un focus sul conflitto in Ucraina e sulla situazione in Medio Oriente, confermando la volontà comune di promuovere percorsi di pace e dialogo.
“Il mondo si sta lentamente abituando alle guerre”, ha affermato in un post pubblicato lo stesso giorno su Facebook. Secondo Orban, i conflitti si susseguono con una frequenza inedita: uno dei più visibili è quello tra Russia e Ucraina.
Orban ha commentato la situazione in modo netto, sostenendo che il mondo si abitua sempre più a vedere le notizie dei conflitti in un flusso incessante di informazioni. Secondo lui, la normalizzazione della guerra rende i conflitti più pericolosi, paragonandoli ad un “incendio in una torrida giornata estiva”: se non si interviene, le fiamme finiranno per minacciare anche il proprio Paese e il futuro delle prossime generazioni.
Per preservare la pace a casa propria, aggiunge Orban, non si può seguire acriticamente la linea dominante di Bruxelles e della politica mainstream europea. Nelle ultime settimane, infatti, il premier ungherese si è opposto ai piani di difesa dell’Unione Europea, invocando una posizione di prudenza per evitare una spirale di conflitti.
In un altro post pubblicato su Facebook, Orban ha affermato di aver chiesto al Pontefice di sostenere gli “sforzi pacifisti dell’Ungheria”, sottolineando il ruolo del suo Paese come voce alternativa nel contesto europeo.
Orban, spesso voce dissidente rispetto alle politiche di Bruxelles, durante un’intervista rilasciata a La Repubblica dopo l’udienza papale, ha affermato che l’Europa ha poca voce in capitolo nei processi di pace.
“Purtroppo, non abbiamo un ruolo. L’Europa è totalmente fuori dai giochi”, ha dichiarato il leader ungherese, indicando che il vecchio continente non è un protagonista della diplomazia tra Russia e Ucraina, né nei processi di sicurezza internazionale.
Le parole di Orban mettono in luce la marginalizzazione europea nel processo di pace, rivelando come le decisioni più importanti siano prese da Washington e Mosca, nonostante l’Europa sia uno dei luoghi centrali della crisi.
Questa posizione denuncia una gestione geopolitica dominata da potenze esterne, che svuota la sovranità e l’autonomia politica europea.
Orban invita così l’Europa a riflettere sul proprio futuro e sollecita un cambio di paradigma.
Diplomazia e pragmatismo: l’Ungheria tra Mosca e Washington
Le parole di Orban potrebbero anche indicare la volontà di Budapest di riposizionarsi nel nuovo ordine geopolitico globale.
Da ricordare che il luogo del secondo vertice annullato tra Donald Trump e Vladimir Putin avrebbe dovuto essere proprio Budapest, a dimostrazione del ruolo potenzialmente strategico che Orban attribuisce al suo Paese.
Sebbene le sue parole possano sembrare pacifiche, non si tratta di un pacifismo classico, ma di un pragmatismo geopolitico: uscire da una stagione di conflitti per entrare in una fase di egemonia competitiva.
A sostegno di questa interpretazione, durante la stessa intervista a La Repubblica, Orban ha annunciato l’intenzione di incontrare Donald Trump per discutere della revoca delle sanzioni sul petrolio russo, indicando una strategia che punta innanzitutto al futuro economico dell’Europa più che alla prosecuzione del conflitto militare.
Le dichiarazioni del premier rappresentano una presa di distanza notevole dalla linea politica dominante, mettendo in luce i limiti e le contraddizioni dell’alleanza occidentale nella gestione della crisi ucraina.
Secondo Orban, Trump non avrebbe pienamente colto le dinamiche con cui opera la Russia. Ritiene che l'imposizione delle sanzioni petrolifere rappresenti un errore strategico nel contesto della guerra in corso. Il premier ungherese ha annunciato che nei prossimi giorni si recherà a Washington per discutere direttamente con il presidente americano l'impatto che queste misure stanno avendo sull’economia ungherese. Ha ribadito così la necessità di trovare soluzioni che tutelino la stabilità economica del suo paese.