28 Oct, 2025 - 15:48

Beni russi congelati: la trappola economica dell’Ue sulla pelle degli europei

Beni russi congelati: la trappola economica dell’Ue sulla pelle degli europei

Gli Stati membri dell'Unione europea si trovano ad un crocevia cruciale nella gestione del sostegno economico all'Ucraina. Alla base del dibattito c’è una proposta di utilizzare i circa 140 miliardi di euro di beni russi congelati per creare un "prestito di riparazione" a favore di Kiev. Mentre alcuni paesi spingono per sfruttare questi asset, altri temono le implicazioni legali e politiche, con il rischio di dover eventualmente gravare sulle tasche dei cittadini europei.

L’Ue si prepara a sostenere Kiev con fondi russi congelati

Secondo le stime più recenti, l’Unione europea detiene complessivamente una delle maggiori concentrazioni di beni russi congelati al mondo: tra i 170 e i 210 miliardi di euro di asset sono sparsi nei diversi stati membri. La maggior concentrazione di questi si trova presso la banca belga Euroclear.

I fondi in questione consistono principalmente in obbligazioni sovrane che la Russia, in condizioni normali, potrebbe riscattare con relativi interessi. Tuttavia, le sanzioni impediscono a Mosca di incassare questi pagamenti, lasciando così bloccate risorse che non possono essere utilizzate.

Recentemente, la Commissione europea ha avanzato una proposta inedita: un prestito senza interessi destinato all’Ucraina, che utilizza circa 140 miliardi di euro di beni russi congelati presso Euroclear. Questi fondi verrebbero erogati in tranche e, in teoria, dovrebbero essere restituiti solo dopo che la Russia abbia pagato i danni di guerra, ovvero al termine del conflitto, mediante risarcimenti postbellici.

Questa iniziativa, però, è estremamente controversa. Le complessità legali, unite al timore di una dura reazione russa e agli effetti sulla reputazione dell’Europa come luogo affidabile di investimenti esteri, stanno dividendo gli Stati membri.

La proposta non ha ancora il pieno sostegno di tutti: il Belgio è particolarmente esitante a causa delle possibili conseguenze finanziarie e legali, mentre alcuni paesi del Nord Europa mostrano maggiore apertura.​

Eurobond come alternativa: cosa rischiano di pagare i cittadini europei

Di fronte alle incertezze legate all’utilizzo diretto dei beni russi congelati, Bruxelles sta inoltre considerando strumenti di finanziamento collettivo come gli eurobond. Questa opzione, tuttavia, ha un sapore più impopolare, poiché implicherebbe che ciascun paese dell’UE debba reperire i propri fondi tramite un prestito congiunto.

L’utilizzo di eurobond consentirebbe di condividere i costi, evitando di appesantire eccessivamente i bilanci nazionali. È una soluzione che permette uno sforzo coordinato e meno gravoso per singolo stato ma implica comunque un aumento del debito collettivo europeo. Questo potrebbe comportare effetti sul costo del denaro e sulle finanze pubbliche europee nei prossimi anni, generando potenziali costi sociali ed economici e tensioni politiche interne all’UE.​

Il futuro del piano UE: le scelte in sospeso

La decisione definitiva dovrebbe essere presa entro dicembre, quando i leader europei si riuniranno per approfondire gli aspetti legali e politici di queste soluzioni. Nel frattempo, Kiev continua a sollecitare un rafforzamento della solidarietà europea. Molti ritengono che molte delle riserve espresse dai paesi più cauti possano essere superate già prima della fine dell’anno.​

Il dilemma, tuttavia, rimane: l’UE sarà disposta a procedere con un azzardo legale e politico nell’utilizzo dei fondi russi, oppure preferirà condividere il peso della guerra con i cittadini europei? Questo confronto tra legalità, solidarietà e realismo economico segnerà il futuro delle politiche di sostegno continentale all’Ucraina.

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