A partire da giugno 2026 cambiano le regole per la Maturità. Con il nuovo Decreto Legge n. 127 del 9 settembre 2025, approvato definitivamente dal Parlamento e convertito in legge, entrano a regime le nuove disposizioni relative alla struttura dell’Esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di secondo grado.
Il provvedimento, promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), introduce una valutazione finale più coerente con il percorso formativo, più severa nei confronti dei comportamenti e più vicina alle esigenze del mondo del lavoro. Ma cosa cambia realmente per gli studenti attualmente in quarta e in che modo il comportamento inciderà sulla valutazione finale?
Col decreto sopra menzionato, si adegua l’Esame di Stato al percorso formativo e di crescita degli studenti. La norma prevede che la Maturità non venga percepita solo come un esame di fine anno che formalizza il distacco dalla scuola secondaria di secondo grado, ma piuttosto sarà finalizzata alla valorizzazione delle competenze acquisite durante l’intero percorso scolastico.
Nell'interesse degli studenti, quella che oggi viene vista come una prova da superare - il cui punteggio è un mero risultato algebrico - domani sarà invece articolata sull'impegno e sui traguardi realmente raggiunti.
La commissione d’esame resta operativa e sarà composta da cinque membri (due interni, due esterni e un presidente esterno). Lo scopo è garantire che le prestazioni rese dagli studenti non siano quantificate solo sulla base di numeri, ma bilanciate sulla conoscenza acquisita durante il percorso di studio, assicurando al contempo l’imparzialità nella valutazione.
Anche il colloquio orale sarà completamente ridisegnato. La prova non sarà basata su materiale proposto dalla commissione o su una tesina, ma sarà centrata su quattro discipline principali, individuate ogni anno dal Ministero.
In questo ambito si colloca la scelta del Ministero di verificare la capacità del candidato di collegare concetti, riflettere in modo critico e argomentare con chiarezza. L'orale sarà obbligatorio per tutti gli studenti: chi non lo sostiene non potrà conseguire il diploma.
Dal 2026, in linea con le disposizioni normative del decreto, il voto di condotta non sarà più un parametro secondario né un semplice indice di gradimento “civico”, ma diventerà un requisito determinante per l’ammissione all’esame.
Secondo le indicazioni del MIM, un 5 in condotta comporterà automaticamente la non ammissione (bocciatura nell'anno in corso), mentre con un 6 sarà richiesta una prova di cittadinanza attiva, utile a dimostrare impegno e senso civico.
Le prove INVALSI, pur restando obbligatorie, non influiranno sul voto finale ma forniranno uno strumento di autovalutazione per studenti e scuole, garantendo al tempo stesso dati nazionali utili per monitorare la qualità del sistema educativo.
Come riportato da fanpage.it, la riforma prevede che il percorso formativo venga rafforzato da un modello “4+2”, ovvero un percorso di studi superiori della durata di quattro anni seguiti da due anni negli ITS Academy (Istituti Tecnologici Superiori)
Gli studenti verranno inclusi in un sistema diretto tra istruzione e lavoro, rafforzando la filiera tecnico-professionale. Parallelamente, il vecchio PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento) viene sostituito dalla “formazione scuola-lavoro”, con esperienze più mirate, sicure e coerenti con l’indirizzo di studio.
Infine, anche i viaggi d’istruzione saranno regolamentati sulla base delle nuove disposizioni normative; questo porterà le scuole a scegliere fornitori che garantiscano standard di sicurezza, qualità e accessibilità.
Il Ministero emanerà prossimamente i decreti attuativi con l’elenco delle discipline della seconda prova scritta e del colloquio orale per l'esame del 2026, in modo che le scuole possano organizzarsi con largo anticipo.