Il commissario alla Difesa dell’Unione Europea, Andrius Kubilius, ha rilanciato, il 17 novembre 2025, una proposta che sta suscitando dibattito e scetticismo: coinvolgere l'esercito ucraino nella difesa dei confini orientali dell’UE nel dopoguerra. Questa ipotesi lascia aperte molte incognite sul futuro assetto della sicurezza europea e delle alleanze internazionali.
Secondo Kubilius, dopo la fine della guerra tra Russia e Ucraina con un accordo di pace, le truppe ucraine potrebbero svolgere un ruolo chiave nella difesa del fianco orientale dell'Unione Europea, specialmente nella regione baltica e in Lituania, in parallelo con la presenza di truppe tedesche e statunitensi già schierate nella zona.
Intervenendo alla conferenza "Difendere i Paesi Baltici 2025: le lezioni di guerra dall'Ucraina", il commissario alla Difesa dell'UE ed ex premier lituano ha sottolineato che la presenza di un esercito ucraino esperto, forgiato dall’esperienza sul campo, rappresenterebbe un valore aggiunto per la sicurezza collettiva.
Le parole di Kubilius hanno suscitato interrogativi. Anche nel periodo post-bellico non sarebbe chiara la definizione di un ruolo condiviso per l’esercito ucraino al di fuori del proprio territorio.
Kubilius ha precisato che la presenza ucraina non intaccherebbe gli impegni esistenti, come il dispiegamento di una brigata corazzata tedesca in Lituania e la presenza rotativa di truppe statunitensi, né la solidarietà prevista dall’articolo 5 del Trattato NATO. Tuttavia, ha anche chiesto un rafforzamento delle misure di sicurezza europee con un meccanismo chiaro di attuazione, sotto il peso crescente delle tensioni con la Russia.
Nel corso del suo discorso l'ex premier lituano ha anche sostenuto che i paesi dell'UE devono imparare dall'esperienza in prima linea dell'Ucraina.
Il cammino verso la pace in Ucraina appare ancora lungo e incerto. Il dibattito è acceso in un quadro complesso. La guerra, iniziata nel febbraio 2022, prosegue con combattimenti intensi. Mentre l’esercito russo mantiene pressioni e offensive, non sono all’orizzonte segnali chiari di una soluzione rapida al conflitto.
Parallelamente, l’Unione Europea sta avanzando iniziative di difesa comune come la creazione della cosiddetta “Schengen della Difesa”, che mira a facilitare il movimento rapido delle forze militari in caso di crisi. Questo dimostra la crescente volontà di una cooperazione e coordinamento intensificata tra paesi europei per fronteggiare minacce esterne.
L’idea di impiegare truppe ucraine all’interno dei confini UE solleva numerose questioni politiche, militari e diplomatiche da risolvere.
Si deve considerare che un’eventuale integrazione di forze esterne richiederà un meccanismo chiaro e condiviso tra tutti gli stati membri, che tenga conto tanto delle esigenze di sicurezza quanto delle implicazioni diplomatiche nel delicato equilibrio tra UE, NATO e Russia.
Rimane quindi aperta la sfida di costruire un equilibrio tra pragmatismo militare e volontà politica per garantire una difesa efficace, sostenibile e credibile per l’Europa del futuro.
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