Il 2026 sarà davvero l’anno dei condoni? La Manovra 2026 ruota attorno a proposte di regolarizzazione edilizia e fiscale, mentre una parte della maggioranza punta sul silenzio-assenso per sbloccare le pratiche inevase. Nel dibattito, l’attenzione si concentra su alcuni emendamenti riferiti all’articolo 1 della bozza della Legge di Bilancio e ai precedenti richiamati, come l’art. 32 del D.L. 269/2003, utilizzato per una precedente sanatoria. Le misure sono però ancora in discussione e non esiste la certezza che entrino in vigore da gennaio 2026. La Lega promuove il silenzio-assenso come alternativa al condono tradizionale, ma la definizione finale dipenderà dall’approvazione parlamentare.
Non è sbagliato osservare che nella Manovra 2026 si stiano delineando opzioni che combinano sanatorie edilizie, interventi fiscali e la proposta di un ordine sul tema delle riserve auree. Il piano avanzato da FdI sulle nuove sanatorie richiama il modello già fissato dall’art. 32 del D.L. 269/2003 per la regolarizzazione delle opere abusive. Al tempo stesso, è stata depositata una proposta-emendamento per chiarire che le riserve auree della Banca d’Italia “appartengano allo Stato”, anche se i dettagli operativi restano da definire. La Lega, per la sua parte, ribadisce che la via politica non è un “condono puro”, ma interventi mirati e regole per sbloccare situazioni amministrative complesse.
Poiché la Legge di Bilancio 2026 non è ancora stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, le misure restano allo stato di proposta. Tra i punti più citati nel confronto politico:
Sanatorie edilizie legate a opere ultimate entro determinate date o collegate ai precedenti condoni.
Agevolazioni fiscali sull’oro da investimento, con proposte di riduzione dell’aliquota sulle plusvalenze (ipotesi citata da alcune fonti: 12,5% anziché 26%).
Silenzio-assenso per le pratiche edilizie: in assenza di risposta dell’amministrazione entro un termine (ad esempio sei mesi), l’istanza sarebbe considerata accolta.
Tra gli emendamenti prioritari indicati dall’esecutivo figurano quelli volti ad abbassare le sanzioni, eliminare interessi e aggio sugli importi dovuti, estendere i termini e intervenire sulle pratiche in sofferenza.
La Rottamazione quinquies prevede l’allungamento della soglia di decadenza a due rate omesse (anche non consecutive), rendendo il piano più vantaggioso rispetto alla quater. Tuttavia, a differenza di quest’ultima, la nuova misura non prevede più i cinque giorni di tolleranza: richiede quindi puntualità assoluta nel rispetto delle scadenze, per evitare di “consumare” uno dei due margini di errore consentiti.
Si tratta, anche in questo caso, di misure proposte, che dovranno essere confermate nel testo approvato.
Le proposte si collocano in un quadro normativo e contabile complesso. L’art. 81 della Costituzione stabilisce il principio del pareggio di bilancio e ogni misura deve essere adeguatamente coperta. La bozza della Legge di Bilancio 2026 stima che il mancato gettito derivante dai condoni possa aggirarsi intorno ai 2,5 miliardi di euro.
Inoltre, il richiamo all’art. 32 del D.L. n. 269/2003 è significativo dal punto di vista dei precedenti giuridici: quella norma fu utilizzata per regolarizzare abusi edilizi e il parallelismo con le misure attuali è evidente.
Il dialogo nella maggioranza è tutt’altro che pacificato: FdI spinge per un pacchetto ambizioso di condoni, mentre la Lega mostra maggiore cautela, preferendo un sistema meno “visibile” ma più snello, come il silenzio-assenso. Come riportato da ANSA, «FdI conferma i condoni», mentre Salvini ribadisce: «Non condono, ma silenzio-assenso». Una divergenza che rischia di influenzare sia i tempi di approvazione della manovra, sia la definizione delle norme operative: quali abusi saranno ammessi? Quali esclusioni? Quali vincoli ambientali o sismici?
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