Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è tornato oggi a intervenire sul caso della cosiddetta “famiglia del bosco”, una vicenda che nelle ultime settimane ha suscitato clamore mediatico e preoccupazione nelle istituzioni. L’episodio, che vede protagonisti padre, madre e due figli minorenni trovati a vivere in condizioni di isolamento totale tra i boschi del Trentino, continua a sollevare interrogativi non solo di carattere giudiziario, ma anche sociale e psicologico.
Secondo le ultime ricostruzioni, la famiglia si sarebbe ritirata nei boschi oltre tre anni fa, rifiutando ogni contatto con il mondo esterno. Viveva in una baracca costruita artigianalmente, senza energia elettrica né acqua corrente, cibandosi di frutti di bosco, conserve e piccoli animali cacciati nei dintorni. La scoperta è avvenuta grazie a un’escursione casuale di due ragazzi, che hanno notato tracce di fumo in una zona remota vicino a Folgaria. Da lì, l’intervento dei carabinieri forestali ha fatto emergere una storia che molti hanno definito “una fuga dalla società”.
Le condizioni dei bambini, di 8 e 12 anni, hanno destato particolare preoccupazione. Non frequentavano la scuola da anni, non erano vaccinati e non avrebbero mai ricevuto visite mediche regolari. Gli assistenti sociali hanno segnalato subito lo stato di abbandono educativo e sanitario, disponendo il temporaneo affidamento dei minori a una struttura protetta.
Nordio, rispondendo oggi ai giornalisti davanti al Ministero della Giustizia, ha dichiarato di seguire la vicenda “con la massima attenzione” e di essere “pronto a esercitare tutti i poteri riconosciuti alla giustizia in situazioni di eccezionale gravità”. Il ministro ha sottolineato che “la libertà individuale non può trasformarsi in abuso, soprattutto quando sono coinvolti minori”.
“Viviamo in uno Stato di diritto”, ha aggiunto, “nel quale le scelte personali trovano un limite nella tutela dei più deboli e nel rispetto delle leggi. Se emergessero elementi di omissione o di negligenza da parte di enti locali o servizi competenti, il Ministero è pronto a intervenire con decisione.”
Il caso, intanto, si arricchisce di nuovi dettagli. Fonti investigative riferiscono che il padre, un ex ingegnere informatico di 43 anni, aveva lasciato il lavoro nel 2021 dopo aver espresso forti critiche al sistema economico e sanitario, in particolare durante la pandemia. La moglie, insegnante di scuola primaria, lo avrebbe seguito per convinzioni ideologiche simili, rifiutando ogni contatto con le istituzioni. Negli appunti ritrovati nella baracca, gli inquirenti hanno trovato testi su autosufficienza, filosofia anarchica e spiritualità naturalista.
Gli esperti incaricati dalle autorità stanno valutando le condizioni psicologiche dei genitori, mentre la procura di Trento procede con l’ipotesi di reato di abbandono di minori. Gli interrogatori si svolgeranno nei prossimi giorni. L’avvocato difensore ha fatto sapere che la coppia “non ha mai inteso nuocere ai propri figli, ma proteggerli da un mondo che riteneva ostile e corrotto”.
Sul piano politico, la vicenda apre un dibattito più ampio. Alcuni parlamentari del centrodestra hanno espresso solidarietà all’azione del ministro Nordio, definendola “un segnale di rigore e responsabilità”. Dall’opposizione, invece, si invita a “non trasformare il caso in una caccia alle streghe”, ricordando i rischi di criminalizzare uno stile di vita alternativo, per quanto controverso.
Sociologi e psicologi sottolineano che casi simili rivelano un crescente senso di sfiducia nelle istituzioni e un disagio sociale che trova espressione estrema nell’isolamento. “La famiglia del bosco – osserva la psicologa Paola De Sanctis – rappresenta un sintomo di un problema più profondo: la difficoltà di conciliare libertà individuale e responsabilità collettiva.”
Il ministro Nordio, da parte sua, ha assicurato che “ogni decisione verrà presa nel rispetto dei diritti umani e della tutela dei minori”. In attesa delle decisioni della procura, la storia della famiglia del bosco resta uno dei casi più discussi del momento, simbolo di una tensione sempre più evidente tra libertà personale, controllo dello Stato e paura del mondo moderno.
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