La vicenda della cosiddetta “famiglia nel bosco” di Palmoli vive una nuova svolta con la decisione dell’avvocato Giovanni Angelucci di rinunciare al mandato difensivo dei coniugi Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Il legale parla di un rapporto di fiducia ormai incrinato e di troppe ingerenze esterne, in un contesto già segnato da forte esposizione mediatica e tensioni politiche sul provvedimento di allontanamento dei tre figli deciso dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila.
Secondo le ricostruzioni della stampa locale e nazionale, la scelta di Angelucci sarebbe maturata anche dopo l’ennesimo no dei genitori alle soluzioni abitative e al progetto di ristrutturazione del casolare messi sul tavolo per consentire il rientro dei bambini in condizioni ritenute idonee dalle autorità. Il difensore, che fino a pochi giorni fa lavorava al ricorso contro l’ordinanza di allontanamento, ha ritenuto “impossibile proseguire” in assenza di un percorso condiviso con i suoi assistiti.
Al centro del braccio di ferro restano le condizioni della casa nel bosco, descritta negli atti come un edificio non dichiarato agibile, privo di servizi igienici e utenze, con gravi carenze igienico-sanitarie. Per superare queste criticità, il Comune di Palmoli ha messo a disposizione dei coniugi un’abitazione nel centro del paese, con più stanze, servizi funzionanti e riscaldamento, offerta gratuitamente in attesa della ristrutturazione del casolare.
Parallelamente, erano stati avviati contatti tecnici per un progetto di lavori sulla casa nel bosco, che prevedeva almeno la realizzazione di un bagno collegato all’abitazione principale e ulteriori interventi sulla struttura. Secondo le versioni riportate da più testate, tuttavia, i genitori avrebbero rifiutato sia la sistemazione alternativa in paese sia il percorso di ristrutturazione concordato, mandando in crisi la strategia difensiva costruita dal legale.
Nel frattempo i tre figli della coppia restano collocati in una casa famiglia, dove vivono insieme alla madre Catherine, ospitata in base alle indicazioni della magistratura minorile. Le notizie più recenti riferiscono che i minori sono seguiti dagli operatori e che le condizioni sanitarie e relazionali appaiono al momento sotto controllo, pur nel quadro doloroso della separazione dalla vita nel bosco e dal padre.
Uno dei punti più discussi del provvedimento di allontanamento riguarda il profilo educativo: ai genitori veniva contestato un contesto di isolamento e la scelta di un percorso di “unschooling”, con scarsa frequenza scolastica e limitata socializzazione con i coetanei. Successivamente, però, il Ministero dell’Istruzione ha chiarito che, per quanto riguarda l’obbligo scolastico, la situazione sarebbe stata formalmente in regola, ridimensionando almeno in parte questo specifico capo di contestazione.
Sul fronte istituzionale, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha disposto accertamenti sull’operato del Tribunale per i minorenni e delle altre autorità coinvolte, dopo le polemiche scoppiate sul provvedimento che ha portato all’allontanamento dei bambini. All’esito delle verifiche, il Guardasigilli potrà decidere se archiviare il caso, disporre eventuali sanzioni, avviare un’inchiesta formale o inviare gli ispettori per approfondimenti ulteriori.
La vicenda è intanto diventata terreno di scontro politico e mediatico, con il vicepremier Matteo Salvini che ha promesso di impegnarsi per “riconsegnare i bambini alla loro famiglia” e la Lega impegnata in iniziative pubbliche e raccolte firme in Abruzzo a sostegno dei coniugi. Le associazioni dei magistrati, dal canto loro, denunciano il rischio di delegittimazione della giustizia minorile e di uso strumentale del caso per attaccare giudici e servizi sociali.
Alla luce della rinuncia di Angelucci, il percorso verso un possibile ricongiungimento familiare appare oggi più incerto: servirà un nuovo difensore, disposto a prendere in carico un dossier giuridicamente complesso e fortemente esposto all’opinione pubblica. Senza un accordo sulle soluzioni abitative e sanitarie richieste dalle autorità, e senza un progetto credibile di miglioramento delle condizioni di vita dei minori, sarà difficile convincere i giudici a rivedere nel breve periodo l’ordinanza di allontanamento.
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