Dopo l'Europa, con la Bce costretta a una stretta sui tassi che però ha fatto volare lo spread, anche gli Stati Uniti tornano a fare i conti con la realtà. A maggio gli Usa registrano un'inflazione record, pari all'8,6% su base annua (+0,3% su base mensile), un dato che non si registrava da oltre quarant'anni.
Corre l'inflazione negli Usa: a maggio +8,6% sul 2021, con il rialzo spinto praticamente da tutte le componenti principali, dal gas (+48,7%), agli alimentari (+11,9%) fino al ramo immobiliare, quest'ultimo causato dai prezzi schizzati durante il biennio pandemico. Viene dunque smentita la teoria dei principali economisti secondo cui il rallentamento della crescita dell'indice dei prezzi al consumo potesse significare il preludio a una futura discesa. E l'incertezza legata al perdurare della guerra in Ucraina lancia l'allarme sui futuri approvvigionamenti, a cominciare dal grano.
Si attende la risposta della Federal Reserve, che si riunirà la prossima settimana, per capire quali saranno le modifiche relative al tasso di interesse. Immediato il tonfo dei mercati, soprattutto del Dow Jones Industrial Average che è crollato del 20%. Tuttavia il report sottolinea anche un dato positivo, ossia quello della ripresa dei servizi. I cittadini americani sono tornati ad affollare bar e ristoranti, a viaggiare nuovamente aiutati anche dalle restrizioni anti-Covid. Anche il settore portuale e artigianale è in crescita e riprende piano piano l'attività a pieno regime. Inoltre, a causa delle difficoltà di approvvigionamento dei rivenditori, diversi articoli (tra cui quelli tecnologici) hanno visto un calo seppur minimo. Discorso opposto, come nel resto del mondo, per il comparto automobilistico: +16,1%.