Il Centro studi di Confindustria mette insieme i principali indicatori economici e giunge all'inevitabile conclusione di un futuro contrassegnato da grande incertezza per il nostro Paese.
Il difficile quadro macroeconomico preoccupa i principali player del settore, tra questi c'è anche Confindustria il suo Centro studi che si occupa di analizzare le variabili dell'economia italiana. Ebbene, la sintesi del ragionamento rispetto agli ultimi indicatori è piuttosto chiara:
Il report spiega poi nel dettaglio quali siano le forze centripete e quelle centrifughe. Le prime, che cercano di trainare il rilancio dell'economia, sono legate alla ripresa dei consumi dopo il difficile biennio pandemico contrassegnato dalle restrizioni, specialmente nei settori del turismo e della ristorazione. Le seconde, che agiscono come un fastidioso freno, sono rappresentate dall'inflazione crescente, dallo spread in rialzo e dalle conseguenze della guerra in Ucraina, su tutte i rincari di energia e grano.
Al momento i segnali di ripresa riescono a resistere all'impatto causato dal peggiorare delle condizioni economiche generali, tuttavia il timore avanzato da Confindustria è che il letargo della stagione estiva (tradizionalmente sinonimo di spesa) getterà l'Italia in una profonda stagnazione. L'inflazione registra mensilmente dati record, e l'Italia riesce a fare addirittura meglio della media Ue e degli Stati Uniti, ma le conseguenze e le ripercussioni saranno sicuramente pesanti
Il crescente tasso d'inflazione si traduce in una maggiore spesa per le famiglie italiane, soprattutto se si considera che energia e alimentari rappresentano due voci "fisse". Ciò vorrebbe dire rimandare o ridurre l'acquisto di beni e servizi accessori, quelli giudicati non essenziali. Inoltre, per fronteggiare il caro-vita, molti italiani saranno costretti ad attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia, ma se i rincari non rallenteranno allora per milioni di persone sarà dura reggere l'urto