Strage di Bologna, dopo quarantadue anni si cerca ancora la verità.
L’Italia non dimentica le 85 vittime di quel terribile avvenimento.
Oggi, come avviene ogni anno, si tiene la commemorazione del 42esimo anniversario della strage alla stazione.
Si pensava inizialmente allo scoppio di una caldaia, un incidente avvenuto per cause fortuite in quella mattina del 2 agosto del 1980.
Le autorità, e il governo presieduto all’epoca da Francesco Cossiga, non avrebbero potuto immaginare che quel disastro fosse stato provocato intenzionalmente.
Eppure, subito dopo i primi rilievi, ci si rese conto che lo scoppio della valigetta contenente l’ordigno, nella sala d’attesa di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna, aveva natura dolosa.
Una conclusione che non si sarebbe mai voluta sentire, ma confermata da una rivendicazione dei NAR, i Nuclei Armati Rivoluzionari, gruppo terroristico di estrema destra ad alcuni quotidiani.
In quella triste mattina del 2 agosto del 1980, la detonazione provocò un’onda d’urto tale da riuscire a demolire un’intera ala della stazione e gran parte del binario in cui proprio in quel momento vi erano centinaia di persone in partenza.
Facile immaginare le conseguenze, che furono drammatiche. Le vittime furono 85 e centinaia i feriti.
Un segno indelebile su una città che assisteva attonita alla notizia di un atto così violento e che ancora oggi continua a cercare la verità.
Dopo quarantadue anni di indagini, i veri mandanti della strage non sono ancora noti.
Ad un primo momento di incertezza per le autorità, subì un successivo cambio radicale di rotta quando si cominciarono a collegare tra loro le recenti stragi avvenute in quel periodo.
Non era passato molto tempo dalle stragi di Brescia, da quella dell’Italicus e da quella di Piazza Fontana.
Uno dei periodi più bui della storia italiana, dilaniata dalle bombe di matrice neofascista.
Un rapporto della Digos, del 22 agosto di quell’anno, diffuse i cosiddetti fogli d’ordine, appartenenti proprio all’organizzazione neofascista della strage di piazza della Loggia a Brescia e quella di piazza Fontana a Milano. Pochi giorni dopo, la procura di Bologna, agì in maniera tempestiva contro i probabili responsabili.
Furono, infatti, emessi 28 ordini di cattura nei confronti di personaggi facenti parte di organizzazioni neofasciste quali i Nuclei Armati Rivoluzionari, il Movimento Rivoluzionario Popolare e Terza Posizione.
A meno di un mese dall’attentato, la cattura di questi personaggi faceva ben sperare sull’individuazione dei veri responsabili della strage di Bologna.
Invece, a distanza di quarant’anni, i veri mandanti non sono ancora stati identificati. La causa sarebbe da attribuire a vari fattori, tra cui depistaggi, omertà, falsità e interessi economici.
Le indagini in quegli anni presero diverse vie e si parlò anche di un possibile complotto internazionale, alcuni accusarono dell’attentato i Palestinesi, altri proposero la teoria di una ritorsione della Libia per l’attacco fallito contro Gheddafi, e altri ancora ipotizzarono che si trattasse di una mossa della Cia.
Il processo, poi, assolse in appello una ventina di imputati, mentre, la Corte di Cassazione confermava l’ergastolo per alcuni membri dei NAR, considerati gli esecutori materiali della strage e condannò per depistaggio delle indagini anche il maestro della P2, Licio Gelli, insieme a due alti ufficiali del Sismi.
Negli anni, sono stati indicati come mandanti anche altri nomi appartenenti a gruppi di estrema destra o ad ambienti eversivi inglesi che avrebbero aiutato i terroristi italiani.
Infine, lo scorso anno, il Presidente del Consiglio Draghi ha firmato una direttiva per togliere il segreto di Stato da alcuni atti sulla Loggia P2, ma questo non ha portato ai risultati sperati.
Ad oggi, quindi, non si hanno certezze sulla strage in cui persero la vita decine di persone, ma si conoscono solo ai nomi di alcuni esecutori e di alcuni intermediari, nonostante alcuni di loro non sono mai stati arrestati per la strage di Bologna.