Carlo Calenda è certamente il leader più discusso e chiacchierato dell'opposizione dopo il voto del 25 settembre: dopo aver contestato il passato politico dei neo presidenti di Camera e Senato, il leader del Terzo Polo constata con amarezza il riavvicinamento tra Pd e M5s confermato da ponti democratiche.
Il segretario di Azione afferma di non essere sorpreso di tutto ciò e fa notare che l'accordo è esclusivamente politico e orchestrato "per prendere tutte le cariche dell'opposizione".
Ponte spezzato definitivamente tra Enrico Letta e Carlo Calenda, con il leader Pd che sembra propenso a ricomporre il campo largo con il Movimento 5 Stelle (M5s) per formare un'opposizione compatta.
Una scelta che spiazza il leader liberaldemocratico, convinto che la caduta del governo Draghi sarebbe stato un valido motivo affinché il Nazareno guardasse altrove. Ma così non sarà e Calenda afferma che il Terzo Polo, salito al quarto posto nei sondaggi, non voterà mercoledì i rinnovi delle cariche parlamentari destinate all'opposizione.
Una stoccata molto pesante sul piano comunicativo, che testimonia la rottura totale tra le parti che riguarda anche le candidature alle future elezioni Regionali (si vota in Lombardia e in Lazio ma non solo). A questo punto il numero uno di Azione guarda avanti e considera fallimentare il progetto riformista del Pd, proponendosi di ereditarne i contenuti per una politica concreta e non solo di contrapposizione ideologica.
Ciò può anche significare votare dei provvedimenti presentati dal probabile nuovo governo targato Giorgia Meloni, a cominciare dal dossier bollette. Ma questa è l'unica concessione fatta al neo Esecutivo, giudicato "un disastro" e ritenuto "uno dei governi più deboli della storia repubblicana in uno dei momenti peggiori della storia repubblicana".
Nel frattempo, anche Daniela Ruffino, deputata di Azione, ha lanciato una stoccata nei confronti dei dem: