Pd forse, Terzo Polo no: il quadro delle elezioni Regionali in Lombardia è chiaro per Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle. Un'apertura che fa notizia soprattutto alla luce delle vicissitudini accadute per esempio in Lazio, dove non ci sono le basi per un possibile accordo.
Una porta socchiusa a cui non accederà Letizia Moratti, candidata per l'alleanza Italia Viva-Azione. Per il leader pentastellato, infatti, "non si battono le forza di destra o di centrodestra con candidati di centrodestra": un chiaro segnale che il cambio di casacca dell'ex sindaco di Milano è ancora tutto da dimostrare.
"Per il Movimento 5 stelle i programmi e gli impegni presi con i cittadini sono dei punti fermi che contraddistinguono la chiarezza e la linearità della nostra proposta politica".
Ancora diversi mesi alle elezioni Regionali in Lombardia, dove il Movimento 5 Stelle è chiamato a migliorare un risultato mediocre ottenuto all'ultimo appuntamento alle urne. Ma per Giuseppe Conte potrebbe aprirsi la strada dell'alleanza con il Partito Democratico, almeno secondo quanto riferito durante una conferenza stampa al Pirellone organizzata dai consiglieri pentastellati.
Come già visto in altri contesti, le condizioni di partenza per potersi sedere al tavolo sono i contenuti, nei confronti dei quali ci deve essere un allineamento sostanziale almeno sui pilastri dell'agenda M5s (a cominciare dalla sanità, "un diritto che necessita di investimenti"):
Poi, per denigrare e screditare la mossa del Terzo Polo, ha ribadito che le proposte di alleanza si costruiscono "con personalità politiche adeguate e non prelevandole da altri schieramenti":
Tuttavia, anche per quanto riguarda uno scenario congiunto con i Dem, Conte non perde occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. L'ex avvocato pugliese parla apertamente di "errori passati" di cui "il Pd deve dimostrare di aver fatto tesoro": una vera e propria ammissione di colpa come condizione necessaria se si vuole sedere al tavolo di confronto. Insomma, la questione per il leader di Campo Marzio non è "Majorino sì, Majorino no", pur ammettendo che "una persona molto vicina ai nostri temi me ne ha parlato bene": la gerarchia è chiara, prima i contenuti e poi la candidatura poiché "non siamo la succursale di nessuno".