Matteo Messina Denaro si presentava con il nome di Andrea Bonafede in clinica e negli studi medici. Ma a Campobello di Mazara utilizzava un nome differente. Grazie a questo trucco, il boss mafioso è riuscito a condurre una vita praticamente normale.
Nel luogo dove ha vissuto fino al momento dell’arresto, il vero Bonafede è un geometra che conoscevano in tanti. Per questo motivo, Messina Denaro non poteva rischiare di utilizzare un nome così conosciuto, soprattutto perché Campobello è un piccolo paese 11mila abitanti. Tale aspetto della vicenda è emerso nelle indagini degli inquirenti.
In questi ultimi giorni gli inquirenti hanno perquisito decine di abitazioni: quella del fratello del boss, del geometra Bonafede, della madre di lui, dell'ex legale trapanese Antonio Messina e quella di Giovanni Luppino (l'agricoltore che ha accompagnato in auto il capomafia alla clinica Maddalena il giorno dell'arresto).
Grazie ai controlli a tappeto, le autorità hanno scoperto due covi del boss e un magazzino, nascosto da un fondo rimovibile di armadio utilizzati da Messina Denaro. In uno di questi rifugi, quello di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, sono state trovate foto di animali feroci, magneti da frigorifero con l'immagine di un boss in smoking che ricorda Al Pacino nel "Padrino" e sotto scritto "il padrino sono io".
Per il momento nella lista dei fiancheggiatori di Messina Denaro appare Bonafede, che ha fatto mezze ammissioni, Luppino, che ha sostenuto di aver visto Messina Denaro, che conosceva come "Francesco", solo due volte, l'ultima la sera prima dell'arresto, e due medici. Uno, Alfonso Tumbarello, è l'ex medico di base di Campobello che aveva in cura il vero e il falso Andrea Bonafede. A entrambi prescriveva cure e farmaci. Nell'elenco degli indagati c'è anche un oncologo trapanese che fece l'esame del Dna al capo e gli prescrisse la chemio. Per loro l'accusa è di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso.