La battaglia sul salario minimo non si ferma nonostante la maggioranza di governo abbia affossato, nella Commissione Lavoro della Camera dei deputati, la proposta presentata dalle opposizioni unite ad eccezione di Italia Viva. Gli esponenti dei vari partiti – Dal Pd al M5s passando per Azione fino a Verdi e Sinistra Italiana – hanno promesso di portare avanti la questione. Dentro e fuori le istituzioni. Sullo stesso mood sono le rappresentanze sindacali che, in queste ore, stanno intervenendo per dare manforte alla voce della politica. Più volte è intervenuto Maurizio Landini, Segretario nazionale della Cgil, e lo stesso sta facendo Luigi Sbarra. Il numero uno della Cisl, intervenendo alla tavola rotonda su Salari, competenze e partecipazione, ha detto che:
Luisi Sbarra (Cisl) fa menzione alla direttiva europea sul salario minimo. Le sue parole:
E ancora:
Non è dello stesso avviso il governo di Giorgia Meloni. La Ministra del Lavoro Elvira Calderone, infatti, ha più volte ribadito che il salario minimo non può farsi tramite legge.
Mentre i sindacati si fanno portavoce del problema, lo scontro politico va avanti a suon di dichiarazioni e lanci di agenzia. Per Antonio Tajani quella del salario minimo è una misura da Unione Sovietica e Carlo Calenda, leader di Azione, lo bacchetta sul Corriere della Sera bollando quale stupidaggine la dichiarazione del Vicepremier. Matteo Ricci del Partito Democratico, ospite di Omnibus su La 7, ha detto che:
Nello stesso salotto ci ha pensato Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia, a smontare le richieste delle opposizioni:
Insomma, indipendentemente da quanto avvenuto in Commissione Lavoro, sul salario minimo si va avanti a suon di botta e risposta. Una discussione che interseca gli attori politici a quelli sindacali e datoriali.
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