Patrick Zaki è un uomo libero. Trova finalmente epilogo una vicenda tormentata e delicata che sembrava destinata al peggio e che invece, un po’ a sorpresa, termina nel migliore dei modi con il regime egiziano di Al-Sisi che ha concesso la grazia al giovane ricercatore. C’è, evidentemente, anche lo zampino del governo italiano e della Farnesina nell’ottica dei lavori diplomatici che sono stati fatti negli anni. Qualcuno si è chiesto come mai si sia arrivati a questo risultato proprio ora e – stavolta malignando – ha sospettato che il nostro paese possa aver offerto una qualche pedina di scambio per ottenere la libertà di Zaki. Ricostruzioni respinte in blocco dal titolare della Farnesina, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che in un punto stampa da Salerno ha detto:
Non c’è mai stato alcun baratto. Noi abbiamo sempre lavorato per liberare Zaki. Ovviamente è sempre una decisione egiziana, essendo lui cittadino egiziano. Poi abbiamo continuato a lavorare sempre per avere la verità su Regeni. Un risultato l’abbiamo portato a casa, adesso lavoriamo per portare a casa il secondo. Abbiamo avuto sempre grande disponibilità da parte del presidente Al Sisi. A chi diceva che ci facevamo prendere in giro, abbiamo dimostrato che la serietà del governo, la serietà della diplomazia, la serietà dell’intelligence hanno portato a casa risultati positivi, così come liberammo Alessia Piperno dalle carceri dei pasdaran in Iran. Quindi senza fare clamore, senza minacce, senza urli, senza strilli, senza fare manifestazioni otteniamo risultati importanti.
Ora Regeni
Altro che scambio con Giulio Regeni – dottorando italiano rapito, arrestato e giustiziato in Egitto nel 2016 – l’obiettivo dell’Italia, dice Tajani, è centrare anche questo secondo obiettivo. Le sue parole:
Per Regeni stiamo continuando a chiedere di darci tutte le informazioni necessarie per il processo.
Successo Pnrr
Il Vicepremier esalta il governo per l’altro grande risultato ottenuto nelle ultime ore: lo sblocco della terza tranche del Pnrr. Il commento:
Quando ci sono tanti soldi da spendere ci sono sempre le difficoltà. Mancano un po’ da noi i numeri di dirigenti amministrativi, soprattutto negli enti locali, però sono ottimista perché stiamo andando avanti. Anche il lavoro concluso ieri va nella giusta direzione, quindi arriveranno i soldi della terza poi della quarta tranche. Andremo avanti - aggiunge - per la realizzazione dei progetti. Ricordo che il ministero degli Esteri è quello che sta in testa alle classifiche per l’efficienza dell’utilizzo dei fondi del Pnrr. Un pizzico d’orgoglio per i miei funzionari, che stanno lavorando molto bene.
Soddisfazione, quindi, per Antonio Tajani. Che spiega i rallentamenti degli ultimi mesi come inevitabili vista la nuova fase – rispetto a quando è nato il Pnrr – in cui l’Italia e l’Europa sono entrati:
Serve tempo, le cose sono cambiate. Ricordiamo che il Recovery Plan, che è il padre del Pnrr, è nato quando era ancora in corso la crisi del Coronavirus. Finita la crisi, ne è nata un’altra. Abbiamo sempre detto che serviva flessibilità perché non sapevamo cosa sarebbe accaduto. Molte cose sono cambiate, quindi bisogna anche rendere più flessibile il Pnrr, discutendo con Bruxelles.
Il ruolo di Forza Italia
A Salerno, Tajani ha anche vestito i panni del politico appoggiando da una parte – per un momento – quelli dell’uomo di stato. Da neosegretario di Forza Italia, alla luce della recente scomparsa di Silvio Berlusconi, ha parlato così del ruolo che il partito forzista ha nello scenario italiano:
Siamo il centro del centrodestra, ma vogliamo essere anche un po’ l’architrave della vita politica italiana.
Un posizionamento che nasconde anche il desiderio di un nuovo proselitismo. Non a caso, Tajani sta strizzando l’occhio a tutti i moderati italiani senza casa. Addirittura, a quelli che potrebbero sentirsi a disagio nel nuovo Partito Democratico di Schlein:
Penso ai tanti che erano anche elettori della sinistra, ex democristiani ed ex socialisti che, con il Partito democratico che sta diventando un po’ la fotocopia del Movimento 5 Stelle, si sentono a disagio. Noi vogliamo dire loro che c’è una dimora dove possono fare politica, dove possono essere protagonisti per dare stabilità al nostro Paese.