La storia di Raul Gardini è intrecciata con quella del nostro Paese: rappresenta l’epopea ambiziosa dell’industria privata italiana, ma anche le sue ombre, i suoi drammi e le sue incancellabili domande.
Raul Gardini nacque a Ravenna il 7 giugno 1933, all’interno di una famiglia ben radicata nell’imprenditoria agricola romagnola. Il padre Ivan fu uno dei protagonisti nelle opere di bonifica del ravennate e del ferrarese, mentre la madre proveniva anch’essa da una famiglia di imprenditori locali. Dopo gli studi all’Istituto agrario di Cesena, proseguì per qualche tempo la facoltà di Agraria a Bologna, anche se non la portò a termine. Nel 1987 ricevette comunque una laurea honoris causa dall’Università di Bologna, riconoscimento al suo contributo nel settore.
Nel 1957 Gardini coronò anche la sua unione personale e professionale sposando Idina Ferruzzi, erede di Serafino Ferruzzi, capostipite dell’omonima azienda operante nel settore agroindustriale. Da questo matrimonio nacquero tre figli: Eleonora, Ivan Francesco e Maria Speranza.
Dopo il diploma, Gardini entra giovanissimo nella Ferruzzi, la società del suocero Serafino. Lavorando duramente, si distingue in breve tempo per acume, visione internazionale e aggressività nell’espansione. Nel 1979 la svolta: Serafino Ferruzzi muore improvvisamente in un incidente aereo, lasciando un impero fiorente ma complesso da gestire. La famiglia decide allora di affidare a Gardini la guida operativa del gruppo. È l’inizio della trasformazione della Ferruzzi in un colosso industriale, con acquisizioni strategiche in Italia, Europa e USA, che la rendono leader nei settori agroalimentare, chimico ed energetico.
Nel 1986 Gardini compie una delle sue mosse più ambiziose e rischiose, assumendo il controllo della Montedison, grande società chimica italiana in forte difficoltà. Qui promuove la nascita di una nuova realtà finanziaria, la holding Ferfin, che incorpora anche altre imprese quali Fondiaria, Calcestruzzi, il Messaggero e Tele Montecarlo.
Il vero sogno industriale di Gardini, però, è il progetto Enimont: fondere Montedison con Eni (la compagnia pubblica degli idrocarburi) per creare un polo chimico nazionale capace di competere su scala globale. Nel 1989 nasce così la joint venture Enimont, dove Eni e Ferruzzi-Montedison si dividono quote e potere decisionale. Tuttavia, tensioni politiche e giochi di potere portano ben presto le istituzioni a spingere per una rottura. Nel 1991 Gardini è costretto a cedere la propria partecipazione a Eni, in un contesto che getterà le basi per quello che diventerà lo scandalo Enimont, “la madre di tutte le tangenti”.
A partire dal 1992 le inchieste di “Mani pulite” svelano la portata delle tangenti versate per il dissolvimento della joint venture: si parla di 150 miliardi di lire elargiti a politici e funzionari per facilitare le operazioni. L’affaire Enimont diventa il simbolo del sistema Tangentopoli, e il nome di Gardini si lega indissolubilmente a quelle vicende. La pressione giudiziaria e quella mediatica si fanno insostenibili. Nel frattempo il gruppo Ferruzzi-Montedison cade in una crisi finanziaria drammatica.
La vicenda personale di Gardini si intreccia con altri episodi oscuri: in quei mesi, infatti, altri manager coinvolti nell’inchiesta trovano la morte in circostanze sospette o con suicidi dichiarati, tra cui Gabriele Cagliari, presidente di Eni, e Sergio Castellari.
La mattina del 23 luglio 1993, a Milano, nella sua abitazione, Raul Gardini viene trovato morto con un colpo di pistola. Secondo la ricostruzione ufficiale, si sarebbe tolto la vita per la pressione delle indagini e la prospettiva di un imminente arresto. Sulla scrivania viene anche trovata una tessera di visita con scritto soltanto “grazie”. Tuttavia, fin da subito emergono dubbi e sospetti, e le indagini, pur avanzando anche sulla pista dell’omicidio, non producono elementi definitivi che mettano a tacere le perplessità dell’opinione pubblica e degli osservatori.
Uno dei tratti fisici distintivi di Gardini era il fatto che spesso appariva con un occhio parzialmente chiuso. Tale caratteristica era dovuta a una ptosi palpebrale, una condizione medica che comporta l’abbassamento di una o entrambe le palpebre superiori. Questa peculiarità divenne quasi un tratto iconico della sua figura.
Oltre al clamore delle vicende giudiziarie e al mistero che avvolge la sua fine, rimane la figura dell’imprenditore visionario: Gardini ha avuto un ruolo fondamentale nell’introdurre in Italia strategie industriali innovative, credendo nella fusione tra agricoltura e chimica, e promuovendo la ricerca sull’impiego di materie prime vegetali come alternativa agli idrocarburi tradizionali.
Fu anche promotore dello sport: nel 1992 lanciò la sfida della vela internazionale con Il Moro di Venezia, che, guidato da Paul Cayard, vinse la Louis Vuitton Cup e partecipò all’America’s Cup, portando lustro e attenzione su Ravenna e sull’industria italiana.
Sulla vita e la morte di Gardini sono stati scritti numerosi libri e approfondimenti. Nel 2023 la sua parabola è stata portata anche sullo schermo, grazie a una docufiction diretta da Francesco Micciché con Fabrizio Bentivoglio nel ruolo del protagonista: testimonianza della curiosità e dell’irrisolto che ancora ruota attorno a quest’uomo capace di segnare la storia imprenditoriale e civile d’Italia.