Papa Francesco è intervenuto alla riunione dei membri dell'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi dal lavoro (Anmil) e ha dedicato alcune parole alle più recenti morti bianche, quelle avvenute durante la strage di Brandizzo. Il Pontefice si è soffermato sul tema sempre più attuale dei caduti sul lavoro, affermando che i numeri dei decessi e degli incidenti è in tale aumento da credere di trovarsi davanti ad «un bollettino di guerra».
I progressi tecnologici della nostra epoca non sembrano, secondo il Santo Padre, essere strumenti sufficienti ad evitare che i lavoratori italiani rischino ogni giorno la propria vita:
Queste le parole del Sommo pontefice che ha posto l'accento sull'importanza del progresso tecnologico se canalizzato verso un percorso che ambisce a fini pacifici.
Il Pontefice ha poi proposto una sua visione di questo problema, ormai strutturale, delle morti sul lavoro. Per Bergoglio il dramma nasce quando il lavoro viene «disumanizzato», da strumento attraverso cui l'essere umano realizza se stesso, diventa una «corsa esasperata al profitto». È proprio in questa dinamica che si perde di vista il valore della vita che lavora e la si sottopone a rischi terribili, con esiti spesso tragici. «Le tragedie iniziano quando il fine non è più l'uomo, ma la produttività», ha concluso Francesco.
È dunque sotto questa luce che, secondo il Papa, andrebbe letta anche la vicenda di Brandizzo, dove 5 uomini hanno perso la vita perché schiacciati da un trano che circolava sui binari in cui stavano lavorando. Anche in quel caso, l'obiettivo di finire il lavoro nel minor tempo possibile con il massimo guadagno ha fatto colpevolmente scivolare in secondo piano le debite misure di sicurezza.
Ha ricordato Bergoglio parlando a braccio, dimostrando ancora una volta di tenere a cuore argomenti di cronaca e di attualità con tutte le sfumature politiche del caso.
A conclusione del suo intervento all'Anmil, Papa Francesco ha lanciato una denuncia e un appello, parlando a tutti gli attori che quotidianamente prendono parte al mercato del lavoro e costringendoli a riflettere su quanto le dinamiche professionali siano vinte dall'«idolatria del mercato».