È caos nella maggioranza dopo lo scoppio del caso Sgarbi: secondo alcune indiscrezioni il sottosegretario alla Cultura sarebbe infatti indagato dalla Procura di Roma per sottrazione fraudolenta delle imposte. Il terremoto politico che mette in pericolo la permanenza di Sgarbi al Governo andrebbe tuttavia oltre questa ipotesi di indagine.
Secondo una inchiesta del Fatto Quotidiano, il sottosegretario guadagnerebbe lautamente dalla sua presenza in conferenze, mostre, inaugurazioni e quant'altro contravvenendo alla legge sul conflitto di interessi che vieta ai titolari di cariche di governo di esercitare anche gratuitamente attività professionali in materie connesse con la carica di governo.
Figuriamoci, dunque, a pagamento: secondo le ricostruzioni del Fatto, nei primi nove mesi del 2023 Sgarbi avrebbe guadagnato da queste attività quasi 300 mila euro.
La rivelazione del presunto status di indagato per Sgarbi e l'inchiesta del Fatto Quotidiano circa il sistema di compensi che il sottosegretario alla Cultura avrebbe regolarmente ottenuto in questi mesi ha, come evidente, scatenato un terremoto politico. Anche perché, per una volta, non sono state solo le opposizioni a criticare apertamente l'operato di Sgarbi.
A sorprendere sono state infatti le dichiarazioni del ministro della Cultura Sangiuliano. Interrogato sempre dal quotidiano di Marco Travaglio, il ministro ha inaspettatamente fatto sapere di aver sempre mal digerito la figura di Sgarbi.
A rendere ancora più curiosa questa faccenda, poi, le affermazioni con cui il sottosegretario ha negato la veridicità dell'intervista a Sangiuliano (non smentita in alcun modo dal ministero della Cultura).
Inutile aggiungere, infine, che il vulcanico sindaco di Arpino - una tra le sue diverse mansioni - ha già fatto sapere di non prendere minimamente in considerazione l'ipotesi di dimissioni.
La redazione di TAG24 ha discusso del caso Sgarbi con l'onorevole Antonio Caso, deputato dei 5 Stelle che ieri ha presentato la richiesta di informativa al ministro Sangiuliano circa la presunta indagine che vedrebbe coinvolto il sottosegretario.
Onorevole Caso, ieri lei ha presentato una mozione di revoca per il sottosegretario Sgarbi e ha richiesto un'informativa al ministro della Cultura Sangiuliano. Cosa pensa di questa vicenda?
«Come Movimento 5 Stelle abbiamo presentato una mozione di revoca e una richiesta di informativa al ministro. Vogliamo comprendere i tre aspetti non chiari di questa vicenda.
La prima questione riguarda questi 300 mila euro che sarebbero stati accumulati da Sgarbi in nove mesi per quelle che, mi permetta, alle volte sono delle vere e proprie comparsate. Sappiamo bene come la legge vieta a chi ha un ruolo di governo di svolgere attività commerciali legate proprio alle funzioni istituzionali ricoperte.
La seconda questione è quella relativa all'indagine della Procura di Roma sulla sottrazione fraudolenta delle imposte. La terza, infine, riguarda il sistema poco chiaro di rimborsi che sarebbero stati richiesti da Sgarbi nella sua attività di sottosegretario.
Ritengo corretto che la presidente Meloni si prenda il giusto tempo per fare le opportune verifiche. Mi auguro tuttavia che i dovuti chiarimenti arrivino in fretta».
Quale dato politico ricava da questa faccenda?
«Non voglio ritornare alla questione morale, ma tutti sappiamo bene come Sgarbi sia abbastanza solito a teatrini. Più volte si è reso poi protagonista di vicende opache. Penso ad esempio alla sentenza di condanna che ha subito nel 1996 per truffa ai danni del ministero dei Beni culturali.
Politicamente non posso non notare come Sangiuliano, ovvero colui che guida il ministero della Cultura, abbia dichiarato di non aver mai gradito la presenza di Sgarbi. Non solo: ha detto di aver dovuto spesso riparare ai danni da questo fatti in giro. Un ministro distratto, mi viene da dire. Per questo ho chiesto che venga a riferire in Aula: si deve fare chiarezza davanti al Paese.
Il rimpallo visto sui quotidiani questi giorni - con Sgarbi che sconfessa l'intervista fatta a Sangiuliano, nonostante il ministero non abbia smentito - è infine francamente imbarazzante. Dovremmo passare il tempo a ragionare di cose più importanti, ma per assurdo tocca occuparsi anche di questo».
Il caso Sgarbi riporta alla mente il caso Santanché, su cui però il terremoto "è passato". Il fatto che la ministra sia ancora in sella è stata una sconfitta per le opposizioni e una vittoria per la maggioranza?
«Sul caso Santanché le opposizioni hanno fatto il possibile, soprattutto il Movimento 5 Stelle che ne ha chiesto la sfiducia. Il fatto che la Santanché sia ancora ministra non è una battaglia persa per le opposizioni, ma per il Paese e per la dignità della rappresentanza del Governo. Al di là di qualsiasi gioco politico, se il Governo ha queste ombre è un problema per tutti.
È il caso di dire tuttavia che sia la questione Santanché che quella Sgarbi sono il frutto della logica spartitoria con cui è nato questo governo. È chiaro che in una maggioranza ogni partito esprima delle figure, ma in questo caso le scelte fatte sono state frutto di veti incrociati. Non per niente si riconduce la partita su Sgarbi a una lotta intestina fra Fratelli d'Italia e Forza Italia dopo il caso Giambruno.
Da cittadino, ancor prima che deputato, credo che questi gossip facciano male all'Italia. Un Governo non si può rendere protagonista di simili vicende».
Sgarbi ricopre più cariche pubbliche: oltre che il ruolo di sottosegretario è sindaco, prosindaco, assessore. Ritiene sia inopportuno ricoprire così tanti incarichi istituzionali?
«Assolutamente sì. Io sono curioso di sapere come faccia Sgarbi a svolgere tutti i suoi ruoli. Da semplice deputato che dà il massimo nel suo lavoro mi rendo conto di non riuscire a seguire altre cose. Il sottosegretario invece, ricopre oltre agli incarichi istituzionali anche la posizione di uomo di spettacolo.
Se l'Antitrust confermerà quello che sembra - ovvero la violazione di legge che vieta un sottosegretario di svolgere attività lucrativa sui suoi ambiti di Governo - ci sarà un problema davvero importante. Anche perché le attività di Sgarbi erano sotto gli occhi di tutti, anche del ministro Sangiuliano che oggi dice non fosse al corrente ci fosse un pagamento per queste prestazioni».
Qual è il suo giudizio complessivo sul primo anno del ministro della Cultura Sangiuliano?
«Non vorrei dover ricordare la gaffe fatta dal ministro al premio Strega o riutilizzare il dipinto fatto dal presidente della regione Campania De Luca che parla del ministro delle inaugurazioni.
Basta dire che durante questo primo anno l'azione di Sangiuliano si è limitata a una modifica della governance interna del ministero della Cultura che ha solo aumentato le poltrone da spartire. Per il resto, come dice De Luca, si visto solo alle inaugurazioni.
Non credo possa assolutamente definirsi come un ministro presente e adatto alle necessità di un Paese che ha un patrimonio culturale unico al mondo».