Sigfrido Ranucci, mente e volto di Report, apparirà prossimamente di fronte alla commissione di vigilanza Rai insieme al direttore Approfondimento della Rai, Paolo Corsini.
La convocazione di Ranucci, ottenuta dal centrodestra nonostante il parere negativo espresso dalla presidente della commissione Barbara Floridia, segue la messa in onda del servizio della trasmissione di Rai 3 dedicato all'eredità dell'ex premier Silvio Berlusconi.
L'inchiesta, ovviamente, non è stata particolarmente apprezzata dalla maggioranza, che ha bollato i contenuti come falsità.
Il punto è però un altro: ad essere messa in discussione è la scelta di Report di «aggredire Forza Italia» andando in onda domenica 22 ottobre, contemporaneamente alle elezioni suppletive per il seggio di Monza, vinto il 25 settembre 2022 proprio da Berlusconi e riconquistato la settimana scorsa dal fedelissimo Adriano Galliani.
Secondo il centrodestra, così facendo, Report avrebbe "congiurato" contro Forza Italia, tentando di colpire il partito forzista proprio nel momento di una fondamentale prova elettorale: la successione in Senato dello storico leader Silvio Berlusconi.
La convocazione di Sigfrido Ranucci e di Report davanti alla commissione vigilanza Rai voluta dalla maggioranza è passata nonostante il parere negativo espresso dalla presidente della commissione Barbara Floridia.
Per mitigare alla richiesta del centrodestra, infatti, la Floridia aveva proposto di inserire l'incontro in una serie più ampia di audizioni che valutassero organicamente il tema delle scelte editoriali in Rai, data l'inopportunità di convocare un solo programma e un solo conduttore.
La linea moderata espressa dalla Presidente, tuttavia, non è passata: e così presto Sigfrido Ranucci si presenterà davanti alla commissione di Vigilanza Rai per rispondere, ufficialmente, della gestione editoriale del programma di Rai3.
La redazione di TAG24 ha discusso di quanto accaduto con Dario Carotenuto, capogruppo Cinque Stelle in commissione di vigilanza Rai.
Onorevole Carotenuto, può ripercorrere con noi gli eventi che hanno portato alla convocazione di Sigfrido Ranucci davanti la commissione di Vigilanza Rai?
«In seno a una audizione con il direttore del TGR - che nulla c'entra con Ranucci e con Report - abbiamo assistito a un vero e proprio show di Gasparri che si è scagliato contro la trasmissione di Rai3.
Il giorno dopo, nel seguente Ufficio di Presidenza, la maggioranza di è compattata rispetto alla richiesta di convocare Ranucci formalmente come vicedirettore dell'approfondimento. Di fatto, tuttavia, ciò che la destra contesta è la puntata su Berlusconi. Nonostante il tentativo di conciliazione della presidente Floridia per impedire il colpo di mano da parte della maggioranza, purtroppo non c'è stato verso.
Questo deve farci riflettere: è normale pensare di convocare in audizione come ha fatto il centrodestra i giornalisti di cui non si gradisce l'opinione? E allora che dovremmo dire noi del Movimento 5 Stelle che sentiamo ogni giorno pareri faziosi sul Superbonus o sul reddito di cittadinanza? Dovremmo chiedere l'audizione di tutti i giornalisti secondo questo ragionamento.
Credo che questo esempio possa far capire perché quello del centrodestra è stato un colpo di mano preoccupante. Con questa convocazione si lancia un messaggio intimidatorio, e non solo nei confronti di tutti coloro che hanno un parere che può risultare scomodo per la maggioranza».
Secondo lei questo episodio nasconde una volontà più ampia di operare delle pressioni sui giornalisti e in particolare quelli del servizio pubblico?
«Sicuramente in generale ci riteniamo preoccupati della volontà sempre più ampia di controllare i contenuti del mondo dell'informazione nel nostro Paese.
Il dibattito, dalla politica interna a quella estera, è sempre più polarizzato, come se da una parte ci fosse il bene e dall'altra il male. In questo modo tuttavia si annulla non solo il confronto, ma anche la capacità di accettazione di un dialogo tra le parti che accresca il dibattito pubblico.
Questo Governo, in particolare, si infastidisce non appena voli una mosca in grado di infastidire la narrativa creata. In questo senso credo che la difesa di Report sia fondamentale. Considero la trasmissione di Ranucci un baluardo della libertà di informazione, specialmente in quella del servizio pubblico.
Tra l'altro Report ha dimostrato di essere una trasmissione corretta e attendibile: non a caso, nonostante sia stata portata più volte in tribunale, non è mai stata condannata.
Trovo assurdo infine che si levino voci per chiedere che alla trasmissione venga levato il supporto dell'ufficio legale della Rai. È inquietante il solo pensare una soluzione del genere, che sono certo la stessa Rai non potrebbe mai accettare e che avrebbe solo lo scopo di intimidire la voce di Ranucci e della sua squadra».
Secondo lei la messa in onda del servizio su Berlusconi a urne aperte era opportuna o si sarebbe potuta evitare?
«Guardi, un analogo fatto è capitato anche al Movimento 5 Stelle tempo fa. Certamente non fu una cosa che ci fece piacere, ma non per questo bloccammo la commissione di Vigilanza Rai in protesta. Se Ranucci è andato in onda è perché c'è una legge - che non abbiamo scritto noi - che lo consente.
Come ho avuto modo di dire a Gasparri, se a loro questo non va bene che presentino una proposta di legge per censurare chi ha opinioni diverse dalle loro. Ma che abbiano il coraggio di dirlo chiaramente».
Il Governo ha manifestato l'intenzione di abbassare il canone Rai. Questa scelta la convince?
«Sulla Rai il tema fondamentale è quello della mission che si intende dare all'azienda. Se la mission è quella del servizio pubblico, è chiaro che più introiti arrivano dal privato più aumenta il rischio di condizionamento che va venire meno il servizio pubblico.
Questo è il tema fondamentale da cui discende quello dei finanziamenti: il canone può essere anche azzerato se si cambia la mission. Ma dobbiamo interrogarci su questo.
Per queste ragioni il Movimento 5 Stelle chiede da tempo gli Stati generali della Rai: vogliamo che si discuta su quella che sarà la Rai del futuro.
I cambiamenti nel mondo, dall'intelligenza artificiale all'uso dei social come fonti di informazione quotidiana - ci impongono di riflettere su ciò che immaginiamo per la Rai domani. Su questo noi abbiamo ovviamente la nostra linea: io stesso ho presentato una proposta di legge che rivede e attualizza la proposta Fico della XVII legislatura.
Trattandosi di un tema fondamentale per il Paese, tuttavia, credo che questo lavoro vada fatto da tutte le forze politiche insieme, non solo da una parte».
Si parla molto del successo che sta ottenendo Fabio Fazio su Discovery. A mesi di distanza crede che il servizio pubblico abbia perso qualcosa dall'uscita di Fazio dalla Rai?
«Il discorso su Fazio non è così semplice. Ha avuto un'offerta altrove e l'ha accettata. Il tema è il pluralismo all'interno del servizio pubblico televisivo.
Si può sostituire tranquillamente un conduttore o un programma. Il punto però è quello che dicevo prima: quale è la mission che si propone il servizio pubblico? Non è una questione di nomi, ma di metodo. Certamente, come stiamo osservando, perdendo Fazio si sono persi ascolti importanti. Ma il tema rimane la visione che si mette in campo».
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