Tra i temi affrontati oggi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno non poteva mancare l'annosa questione delle concessioni balneari, tornata al centro del dibattito pubblico dopo i rilievi espressi dal Quirinale nella promulgazione della legge per la concorrenza.
Nel suo intervento di oggi, la premier Meloni ha rassicurato sul fatto che i dubbi espressi dal presidente Mattarella non rimarranno inascoltati, al pari delle richieste degli stessi balneari. In risposta alla sollecitazione ricevuta, poi, la Presidente del Consiglio ha rivendicato il lavoro svolto dal Governo sul tema, ricordando l'avvio della prima mappatura delle coste italiane, fondamentale per poter verificare quel «principio di scarsità del bene» alla base della direttiva Bolkestein.
La strategia del Governo presentata da Meloni in vista dell'appuntamento a Bruxelles del 16 gennaio - dove l'Italia rischia la procedura di infrazione proprio per le proroghe alle concessioni balneari - ha pienamente convinto le principali associazioni di categoria rappresentative dei concessionari italiani.
Come spiegato TAG24 in questa intervista Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, la premier ha infatti «toccato le giuste corde», mostrando una ineccepibile competenza in materia, fondamentale per trattare il delicato dossier con l'Europa.
Presidente Licordari, è soddisfatto delle considerazioni espresse oggi dalla premier Meloni sul tema delle concessioni balneari?
«Assolutamente. Con le sue parole, il presidente del Consiglio ha dato un'impostazione tecnica ineccepibile, individuando con precisione le corde giuste da toccare. Quello che si comprende - non solo da oggi - è che il premier abbia studiato approfonditamente la materia delle concessioni balneari e che conosca bene tutti i risvolti esistenti.
Ho apprezzato come Meloni abbia sottolineato l'importanza della mappatura delle coste per il rilievo della scarsità o meno della risorsa: è infatti su questo punto che si gioca l'applicazione della direttiva Bolkestein e dei suoi articoli 11 e 12.
A questo Governo deve essere riconosciuto di aver avviato, a partire dal suo insediamento, un percorso di lavoro che ha coinvolto le Regioni e ben nove ministeri al fine di mappare il territorio italiano. Da questo sforzo, che deve essere ancora ultimato con la mappatura di laghi e fiumi, emerge come solo il 33% delle nostre coste sia occupato e come la rimanenza sia assolutamente libera».
A questo proposito, un rilievo della Commissione europea di due mesi fa ha segnalato come la mappatura italiana sia approssimativa e consideri anche zone portuali o zone difficilmente accessibili nel computo. È così?
«Si tratta di una falsità. Nella mappatura sono state comprese tutte le aree costiere, ad accezione delle area militari e di quelle sensibili. Chi ha mosso queste critiche evidentemente ignora come per litorale costiero non si intenda solo la sabbia, ma anche tutte le scogliere che possono diventare comunque oggetto di concessione.
Mi spiego meglio: quando parliamo di concessioni non parliamo solo di stabilimenti balneari ma anche di porti o approdi turistici, di ristoranti e di bar. E queste sono solo ipotesi: sul territorio italiano esistono già diverse realtà che, grazie alla visione imprenditoriale dei proprietari, riescono ad offrire un servizio agli utenti valorizzando porzioni di territorio altrimenti non fruibili.
Eppure si parla tanto di liberalizzare il mercato. Mi chiedo tuttavia cosa si voglia fare realmente. Forse consegnare il sistema dei taxi italiani a Uber? Pensiamo alla polemica enorme sulla mancanza dei taxi nelle grandi città. Bene, la soluzione è mettere a gara le licenze o eventualmente aumentare le stesse?».
Le spiagge, a differenza dei taxi, sono un bene comune.
«Sì, ha detto bene: le spiagge sono un bene comune. Allora perché se una spiaggia è stata affidata a un imprenditore che si è sempre comportato correttamente, pagando il canone demaniale e salvaguardando il territorio, questo improvvisamente debba essere mandato via? Concorrenza significa creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro, non sostituire le realtà già esistenti».
Dato il 30% della costa attualmente oggetto di concessioni, quale percentuale auspicherebbe fosse messa a gara per soddisfare l'aumento della concorrenza?
«La direttiva Bolkestein non ci chiede di mettere a gara una percentuale maggiore, ma che le concessioni siano attribuite tramite gara in caso di risorsa scarsa. Le eventuali nuove concessioni, pertanto, esulano dal ragionamento di oggi.
Nel mettere insieme la nuova normativa il Governo potrebbe pensare, però, di prevedere che la mappatura delle coste venga rifatta ogni tot. anni - magari 20 - così da riverificare se la risorsa sia divenuta scarsa oppure sia ancora sufficiente. Questo elemento, a mio giudizio, dovrebbe essere preso in considerazione nella fase di riordino della materia, così da mettere a tacere chi parla di concessioni a vita».
Qualche giorno fa lei ha espresso una considerazione piuttosto dura nei confronti del Quirinale, le cui "raccomandazioni, che hanno più il sapore di intimidazioni, devono finire perché la gente non ne può più". Cosa intendeva?
«Nel comunicato ho inteso difendere l'azione del Governo rispetto al richiamo fatto dal Quirinale, inteso come istituzione e non come il Presidente della Repubblica, di cui ho massima stima e rispetto.
Ho ritenuto di prendere posizione perché credo che il Governo stia facendo tutto il possibile per mediare in Europa e trovare delle soluzioni non solo per i balneari, ma per tutti i settori vincolati alle concessioni come i taxi e gli ambulanti. Forse il comunicato è stato ruvido, ma il messaggio era quello di permettere all'esecutivo di lavorare per difendere le imprese italiane.
Proprio in virtù della mia stima e della mia fiducia nel Presidente della Repubblica, il quale è stato un importante giurista, mi auguro anzi che anche lui sia con noi nel difendere i posti di lavoro perché, alla fine, è di questo che si tratta.
Si dice che noi vogliamo difendere un privilegio: non è così, vogliamo difendere il nostro lavoro e la ricchezza che questo porta al Paese: per questo faremo le barricate.
Oggi sicuramente abbiamo avuto una importante rassicurazione dal premier Meloni: ora vedremo cosa accadrà a metà mese. Quello che posso dire è che, data la preparazione del Presidente del Consiglio sulla materia, mi farebbe davvero piacere se la Meloni stessa si sedesse al tavolo delle trattative in Europa. Mi sentirei rassicurato da questo».