La Lega si fa avanti e, per voce di Andrea Crippa, prova a dipanare la matassa delle candidature di coalizione in vista delle prossime elezioni regionali 2024. Tra gli alleati di Governo, infatti, manca ancora una strategia da perseguire per individuare candidature unitarie nelle cinque regioni al voto nel corso dell’anno (Abruzzo, Basilicata, Sardegna, Umbria e Piemonte).
La volontà di Fratelli d’Italia di riequilibrare il suo peso politico rispetto a cinque anni fa - quando i rapporti di forza nel centrodestra erano ben differenti - non coincide infatti con l'intenzione di Lega e Forza Italia di supportare l'ulteriore corsa elettorale dei propri governatori già in carica.
Un esempio pratico di queste frizioni, in particolare, è quanto sta avvenendo in Sardegna, dove la candidatura dell'uscente Christian Solinas - espressione della Lega e del Partito Sardo d'Azione - sta incontrando l’opposizione di FdI e FI, intenzionati a proporre l'attuale sindaco di Cagliari Paolo Trizzu.
La proposta della Lega presentata oggi da Andrea Crippa tenta così di superare la spaccatura del centrodestra in Sardegna, dando certamente una scossa al dibattito politico interno alle forze di Governo in vista delle prossime elezioni regionali 2024.
Riconoscendo a Fratelli d'Italia il ruolo di forza di maggioranza all'interno della coalizione, il vicesegretario leghista indica per il partito della premier «l'onore-onere di scegliere i candidati vincenti» per le regioni dove attualmente governa il centrosinistra (Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia) che andranno al voto nel 2025, suggerendo tuttavia una strategia diversa per le elezioni dei prossimi mesi che riguarderanno i territori già guidati dal centrodestra.
Per riconfermare il consenso dei cittadini e soprattutto evitare brutte sorprese, Crippa chiede infattie alla premier di ricandidare i governatori di area uscenti, evitando ribaltoni interni alla coalizione. Anche perché, come ricordato dallo stesso leghista, c'è un precedente che parla da sé: la sconfitta subita dal centrodestra a Terni con l'elezione di Stefano Bandecchi a sindaco della città.
Il messaggio lanciato con l'esempio di Terni dalla Lega alla premier Meloni è chiaro: non riconfermare gli amministratori già in carica - come successo nel capoluogo di provincia umbro, dove Fratelli d'Italia ha imposto il suo candidato sul sindaco leghista uscente - è un grave errore che espone la coalizione di governo al rischio di fallimento.
Che il caso di Terni abbia fatto scuola nella tornata amministrativa di maggio 2023 d'altronde, è indubbio: alle elezioni dei principali capoluoghi di provincia italiani l'unica figura ad emergere oltre gli schieramenti tradizionali dei partiti è stata proprio Bandecchi, che con la sua Alternativa Popolare si è imposto al ballottaggio contro Orlando Masselli, candidato di FdI in sostituzione dell'uscente Latini.
Resta da vedere, ora, come intenderà muoversi Fratelli d'Italia, forte del suo ruolo nella coalizione e per questo intenzionato a giocare da protagonista alle prossime competizioni elettorali europee e regionali, senza per questo sacrificare il rapporto con gli alleati. La partita è aperta.