Tanto tuonò che (forse non) piovve. Vittorio Sgarbi aveva annunciato il 2 febbraio le proprie dimissioni da sottosegretario alla Cultura, ma parlando a margine della Bit di Milano, il critico d'arte sembra rallentare di molto la sua decisione.
Sgarbi dice che contro di lui c'è stato "tanto veleno" e che le dimissioni le deve ancora "negoziare con il governo". Alle critiche di Calenda risponde: "I tempi non sono quelli stabiliti dai modesti Calenda, Napoli o Bonelli".
Giornata di dichiarazioni per Vittorio Sgarbi, che sembrano mettere un punto interrogativo alle vicende delle sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura. Quando tutti pensavano che la sua uscita dal governo potesse essere un peso in meno per Meloni e Sangiuliano (ma anche per gli altri colleghi), Sgarbi sceglie di aspettare le decisioni del Tar.
Il critico d'arte conferma il suo ricorso contro l'Antitrust, che dovrebbe sancire l'incompatibilità fra attività governativa e attività da conferenziere e scrittore:
Calenda, all'opposizione di questo governo, aveva infatti commentato negativamente l'annuncio di Sgarbi, non perché non fosse d'accordo con le dimissioni, ma perché non erano state confermate dopo l'annuncio.
Cosa intende Sgarbi per "negoziare" le dimissioni col governo? La risposta forse la potrà dare solo il tempo ma conoscendo il carattere del critico d'arte non si può essere sicuri che, alla fine, non possa anche cambiare idea. Resta però quest'altro annuncio, il futuro professionale di Sgarbi: