Cos’è la peste bubbonica? Si tratta di una malattia infettiva causata da un batterio che si trasmette all'uomo attraverso le pulci dei roditori, responsabile ancora oggi della riaccensione di focolai della malattia, in varie parti del Mondo.
Questa malattia è stata protagonista di terribili epidemie fin dall'antichità. La più famosa è quella del 1347 in Europa che decimò quasi un terzo della popolazione e, per questo, chiamata "peste nera" o "morte nera".
La peste è una patologia di origine batterica, in alcuni casi molto grave. La malattia, infatti ha una mortalità del 60% circa, che scende a quasi il 10% se viene subito riscontrata e quindi curata con una giusta terapia antibiotica.
La peste è diffusa ancora oggi in quasi tutti i paesi del mondo. Secondo i dati dell'OMS i casi vanno dai 1.000 ai 3.000 ogni anno coinvolgendo soprattutto Africa, Asia e Sudamerica.
Il batterio che causa la peste si chiama Yersinia pestis scoperto nel corso di un'epidemia a Hong Kong nel 1894 da Alexandre Yersin, batteriologo dell'Istituto Pasteur, che lo classifico come Pasteurella pestis. Nel 1967, il germe fu poi rinominato Yersinia, nome con cui è conosciuto ancora oggi.
La Yersinia pestis resiste a lungo nell'acqua e nei suoli umidi ed è strettamente legato alle carcasse dei roditori infetti o ai materiali organici essiccati.
Il continuo cambiamento climatico che porta, ad esempio, lunghi periodi di siccità può dare luogo periodicamente ad improvvise ed estese morie di roditori, che lasciano le pulci prive della loro fonte di nutrimento preferita.
Questi avvenimento, di fatto inducono i parassiti della peste bubbonica o peste nera a colonizzare altri mammiferi, come gli animali domestici e, occasionalmente anche l'uomo.
La peste bubbonica è la forma di pese più frequente e comune. I sintomi di questa malattia infettiva cominciano, solitamente, ad emergere dopo un periodo di incubazione che va da 2 a 6 giorni.
La malattia si presenta, nella maggior parte dei casi, con sintomi simili a quelli influenzali. Appaiono infatti dolori muscolari diffusi in tutto il corpo, debolezza, febbre che può arrivare a picchi di 39,5 o 41°C, brividi, mal di testa, nausea e disturbi intestinali. La pelle invece, nella sede del morso della pulce, può riscontrare una piccola vescicola.
Il batterio invade, successivamente, i linfonodi regionali corrispondenti provocando il processo infiammatorio che di fatto porta all'ingrossamento del "bubbone", che in poco tempo diventa molto dolente. Le sedi coinvolte dalla peste bubbonica sono soprattutto l'inguine, le ascelle e il collo.
Nel tempo, poi, in alcuni casi, possono svilupparsi processi suppurativi e infezioni secondarie che a loro volta possono sovrapporsi alle lesioni primarie, complicando il decorso della malattia.
Tra i sintomi sono poi frequenti anche ipotensione arteriosa, tachicardia, tossiemia e shock. Il paziente infatti può essere agitato, delirante, confuso e scoordinato.
Se non è adeguatamente curata, la peste bubbonica si associa ad una mortalità elevata che arriva addirittura fino al 50% dei casi e non si differenzia dalla peste nera, altro nome con cui questa grave malattia infettiva si può chiamare.
La peste bubbonica, fu un’epidemia che colpì in modo particolarmente grave gran parte dell'Europa, diffondendosi anche in Asia e Africa settentrionale.
Le città, con la loro alta densità di popolazione e scarsa igiene, furono le più colpite. Nell'Alto Medioevo infatti, le città altro non erano che un insieme di strade, case fatte di legno e fango immerse nella sporcizia, ambiente ideale per i topi.
Si stima che la pandemia di peste nera "esplosa" nella metà del 1300 in Europa causato la morte di 25 milioni di persone e in alcune zone la mortalità raggiunse anche tassi ben più elevati.
Il caso più recente riguarda quello avvenuto in Oregon, negli Stati Uniti, che non registrava un caso di peste dal 2015. Nelle zone rurali della nazione invece si registrano circa 10-15 casi all'anno.
L'ultima vera e propria epidemia è stata a Los Angeles tra il 1924 e il 1925. Invece in Europa, come sottolinea l'Istituto Superiore di Sanità, questa malattia non è più presente in forma da decenni.