Com'è oggi Rosa Bazzi e cosa fa? Quanti anni ha e quanti ne deve ancora scontare per la strage di Erba? Sono solo alcune delle domande che le persone si pongono pensando alla donna finita in carcere insieme al marito Olindo Romano perché giudicata colpevole di aver ucciso Raffaela Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini nella palazzina al civico 25 di via Armando Diaz ad Erba, in provincia di Como.
Era l'11 dicembre del 2006. Poco dopo Rosa Bazzi fu arrestata insieme al marito Olindo Romano. Aveva 43 anni e lavorava per un'impresa di pulizie. Oggi di anni ne ha 60. Da diciassette è detenuta: al termine del processo a suo carico è stata infatti condannata al massimo della pena, l'ergastolo.
Tuttavia da gennaio uscirebbe ogni giorno per lavorare in una cooperativa sociale. A renderlo noto è stata la trasmissione televisiva Quarto Grado, che ieri, 23 febbraio, ha mandato in onda su Rete 4 una serie di immagini che la ritraggono all'esterno dell'azienda. Sembra che continui ad occuparsi di pulizie.
Dopo aver confessato il delitto, lei e il marito si sono sempre proclamati innocenti, sostenendo di essere stati spinti a parlare dagli inquirenti che all'epoca dei fatti si occuparono delle indagini relative alla strage, che avrebbero promesso loro dei vantaggi in cambio di una confessione.
Di recente il pool di legali che li assiste, guidato dall'avvocato Fabio Schembri, e il procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser hanno avanzato delle richieste di revisione del processo a loro carico: se ne discuterà davanti alla Corte d'Appello di Brescia dal prossimo 1 marzo.
Fin dalla loro condanna gli italiani si dividono in innocentisti e colpevolisti. I primi sostengono che Olindo e Rosa siano stati incastrati, che non sarebbero mai stati in grado di compiere un delitto come quello che si consumò ad Erba nel 2006. I secondi credono invece alle numerose prove raccolte contro di loro nel corso delle indagini. Prove da cui è dipesa la loro condanna e che i legali difensori hanno sempre tentato di smontare.
Innanzitutto la macchia di sangue rinvenuta sul battitacco dell'auto di Olindo nel corso degli accertamenti tecnico-scientifici seguiti alla strage, appartenente a una delle vittime, Valeria Cherubini; poi la testimonianza del marito Mario Frigerio, che fu colpito e riuscì a sopravvivere grazie ad una malformazione della carotide: ascoltato, l'uomo puntò il dito contro Olindo, dicendo che era stato lui ad aggredirlo, dopo che con la moglie era uscito di casa per portare fuori il cane (ed era diventato, suo malgrado, un testimone degli altri omicidi).
Ci sono poi le liti intercorse tra i due coniugi e la famiglia Marzouk: il movente, secondo gli inquirenti. E, non da ultimo, la loro confessione, che i giudici definirono "piena e consapevole": dopo essere stati arrestati Olindo e Rosa ammisero (senza aver avuto modo di consultarsi per concordare una versione) le proprie responsabilità, raccontando nel dettaglio quanto era accaduto in via Armando Diaz, salvo poi ritrattare tutto (secondo l'accusa, su impulso degli avvocati).
Per la giustizia, "al di là di ogni ragionevole dubbio", sono entrambi colpevoli. Solo dalla revisione del processo - e dall'eventuale caduta delle prove raccolte contro di loro - potrebbe dipendere un cambiamento. Cambiamento che in molti si augurano e che altri invece escludono fermamente, come nel caso di Massimo Bossetti, condannato all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio e sempre proclamatosi innocente.