Chi è Donato Bilancia e cosa ha fatto? Salito alla ribalta delle cronache con i soprannomi di "mostro della Liguria" e "serial killer dei treni", è stato uno dei più famosi assassini seriali d'Italia. Condannato a 13 ergastoli per aver ucciso 17 persone tra Liguria e Piemonte tra il 1997 e il 1998, è morto lo scorso 2020 dopo aver contratto un'infezione da Covid-19 nel carcere in cui era recluso, il Due Palazzi di Padova.
Nato a Potenza il 10 luglio 1951, Donato Bilancia aveva 46 anni quando, il 6 maggio 1998, fu arrestato con l'accusa di aver ucciso decine di persone. Era già noto alle forze dell'ordine: fin da giovanissimo aveva iniziato a delinquere, venendo arrestato più volte per furto e per rapina.
Negli ambienti delle bische clandestine lo conoscevano con il soprannome di "Walterino". Era un tipo "strano", "solitario": dopo aver perso il fratello Michele, morto suicida con in braccio il figlio di appena quattro anni, era rimasto vittima di un grave incidente stradale, restando in coma per diversi giorni prima di riprendersi. Entrambe le esperienze lo avevano segnato nel profondo.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini e del processo che lo riguardarono, tra il 1997 e il 1998 commise 17 omicidi e un tentato omicidio. Quando è morto per Covid, lo scorso 2020, aveva 69 anni: si sarebbe rifiutato di farsi curare asserendo di non voler più essere un problema per la società. In carcere avrebbe dovuto trascorrere il resto della sua vita: è stato condannato, infatti, a 13 ergastoli.
Salito alla ribalta delle cronache come "mostro della Liguria", Donato Bilancia è tra i killer seriali più famosi del nostro Paese. Dopo essere finito a processo per la violenza sessuale commessa ai danni di una prostituta, il 16 ottobre 1997 commise il suo primo omicidio, quello del biscazziere Giorgio Centenaro: lo bloccò nella sua abitazione di Genova, obbligandolo a spogliarsi e soffocandolo senza lasciare tracce, tanto che la sua morte venne archiviata in un primo momento come "naturale".
Da allora per quasi un anno non fece che mietere vittime: otto giorni dopo Centenaro fu il turno dei due coniugi Maurizio Parenti e Carla Scotto, freddati con un colpo di pistola alla testa dopo essere rientrati dal loro viaggio di nozze. Poi toccò a Bruno Solari e Maria Luigia Pitto: li colse di sorpresa, uccidendoli, e poi li rapinò, come fece anche con il cambiavalute Luciano Marro e il metronotte Giangiorgio Canu.
Più tardi iniziò a concentrarsi sul mondo della prostituzione: uccise prima l'albanese Stela Truya, poi l'ucraina Ljudmyla Zubskova. Assassinò un altro cambiavalute, Enzo Giorni e altri due metronotte, Massimilano Gualillo e Candido Randò: si erano appartati con una prostituta, che miracolosamente riuscì a sopravvivere. Fu poi la volta di Tessy Adodo, Elisabetta Zoppetti, Kristina Valle, Maria Angela Rubino e Giuseppe Mileto, reo di avergli rifiutato un credito.
L'arresto di Donato Bilancia fu la conseguenza di "un colpo di fortuna". Era la primavera del 1998 quando l'amico Pino Morello si recò in procura per denunciare la mancata formalizzazione del passaggio di proprietà dell'auto che gli aveva venduto e per constatare una serie di multe ricevute per il mancato pagamento di pedaggi autostradali.
Nel corso degli accertamenti i carabinieri si resero conto che alcuni aspetti fisici dell'uomo combaciavano con quelli descritti dall'unica sopravvissuta agli omicidi, che agli inquirenti era riuscita a rendere un identikit del "mostro". Poi fu accertata la corrispondenza del suo Dna con quello rinvenuto sul corpo di una delle vittime.
Incastrato, Bilancia fu fermato e trasferito in carcere, dove, dopo qualche giorno di silenzio, iniziò la sua lunga confessione: coloro che lo avevano arrestato pensavano che si fosse macchiato di 7 o 8 omicidi. Erano, in realtà, 17.