Pianificare la pensione in prospettiva di una serenità futura è possibile. La domanda è sempre la stessa: da un decennio i lavoratori tentano di ottenere un trattamento pensionistico che si allinei perfettamente alle proprie esigenze.
Pianificare la pensione futura dovrebbe servire a evitare sanzioni, penali e tagli, ma soprattutto dovrebbe ridurre l’impatto del passaggio dalla remunerazione lavorativa al trattamento economico previdenziale. Leggendo le novità introdotte nella legge di Bilancio 2024, si comprende da subito che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe.
E così, poco alla volta, anno dopo anno, le alternative dei lavoratori si appiattiscono, se così si può definire, e questo fa paura a tutti coloro che, pur avendo raggiunto i requisiti per l’accesso alla pensione, esitano ad abbandonare il posto di lavoro. Allora, come funzionano le nuove misure oggi? Quale opzione previdenziale attende i lavoratori al varco? Vediamo insieme perché è importante pianificare il futuro pensionistico.
Secondo le nuove norme previdenziali, accettare la pensione significa accettare tagli, non mascherati, ma descritti in chiaro nelle condizioni di accesso alla misura. E non serve guardare lontano per capire che l’uscita a 62 anni con 41 anni di contributivi, comporta l’adesione a una rendita limitata fino a 67 anni di età, che rientri in un assegno pari a 4 volte il trattamento minimo, circa 2.345 euro, una pensione integralmente calcolata con il sistema contributivo, annullando il periodo di contribuzione retribuita o mista e, infine, accettando il divieto di cumulo con altri proventi da lavoro.
Nessuna misura espansiva per le donne, che ottengono il rinnovo alla misura Opzione donna con limiti alla pensione anticipata. Limiti, tagli e riduzioni sembrano a portata di mano dell’Esecutivo che ha reso la misura limitata ad alcune categorie di beneficare. È probabile che qualcuna riesca anche a pensionarsi a 61 anni con 35 anni di contributi, forse meno di un terzo delle aventi diritto considerato che non tutte appartengono alla categorie di lavoratrici meritevoli di tutela.
Le modifiche non si sono fermate solo alla pensione anticipata, ma sono arrivate anche all’anticipo pensionistico Ape sociale. Il governo italiano ha rapidamente disfatto l’uscita con 32 anni di contributi e allungato i tempi per l’accesso al trattamento. Di conseguenza, siamo passati da 63 anni pieni a 63 anni e 5 mesi con 30 o 36 anni di contributi.
Nel frattempo, la pensione di vecchiaia resta a 67 anni di età con 20 anni di contributi.
Tuttavia, anche per la pensione di vecchiaia contributiva a 64 anni con 20 anni di contributi sono arrivate delle modifiche significative che riducono la platea degli aventi diritto.
Le difficoltà sono tante e messa così, sembra improbabile riuscire a pianificare la pensione senza compromessi, L’avvio dell’innalzamento dell’età pensionabile per l’accesso alla pensione anticipata è già iniziato, difficilmente il governo italiano invertirà la marcia per rendere più agevole il passaggio dal lavoro alla pensione. Tuttavia, in tema pensionistico, non è detta mai l’ultima parola.
Nei diversi servizi messi a disposizioni dall’INPS, dalla sezione La mia pensione, è possibile simulare il calcolo del trattamento previdenziale futuro.
In questo modo, sarà possibile verificare l’importo dei contributi versati e accreditati, al fine di stimare un importo presunto della pensione futura.
Inoltre, si potrà comprendere quando sarà possibile accedere a un trattamento previdenziale anche in base all’età e altre variabili.
Sapere quanto si prenderà di pensione in base allo stipendio è un argomento trattato più volte da Tag24.it, a cui segue quest’ultimo aggiornamento.
A ogni modo, coloro che maturano una retribuzione lorda annua di circa 35.000 euro, potrebbero ricevere una pensione media di 1.000 euro al mese.
Per calcolare l’importo della pensione rendita netta mensile rispetto alla pensione lorda, è necessario applicare la seguente formula matematica:
Pensione netta = pensione lorda – [(IRPEF dovuta + addizionali) – detrazioni IRPEF spettanti].
Coloro che hanno maturato 41 anni di contributi possono scegliere diverse opzioni previdenziali, a condizioni si soddisfino tutti i requisiti di accesso al trattamento di cui si richiede l’accesso.
Tuttavia, è importante sottolineare che non bastano solo 41 anni di contributi per andare in pensione. Devono essere accompagnati da 62 anni di età per accedere a Quota 103.
Nell’ipotesi, che la categoria di riferimento siano i precoci, ovvero coloro che vantano 12 mesi di contribuzione prima dei 19 anni di età, possono pensionarsi con il solo requisito contributivo di 41 anni, di cui almeno 35 anni di contributivi effettivi, a condizione di rientrare in una delle categorie di maggior tutela, lavoratori usuranti, disoccupati, caregiver e invalidi.
È importante sottolineare che i precoci possono presentare la domanda per il riconoscimento del diritto alla pensione entro il 1° marzo 2024.
Insomma, se qualcuno sperava in un approccio pensionistico diverso resterà deluso. Alla fine, pianificare la pensione futura è l’unico strumento per fare due calcoli e applicare le giuste strategie previdenziali, come ad esempio il versamento della contribuzione volontaria laddove sono presenti dei buchi contributivi o aderire a un piano di previdenza complementare.