A poco meno di un anno dalla sua istituzione, il Consiglio del cibo di Roma ha eletto come primo presidente Fabio Ciconte, direttore e co-fondatore dell'associazione Terra!. Le polemiche, tuttavia, non sono tardate ad arrivare.
Secondo Fabrizio Santori, consigliere comunale e capogruppo della Lega in Campidoglio, la nomina di Ciconte sarebbe stata imposta dall'amministrazione comunale e dai vertici del Partito democratico che, pur di far prevalere il candidato, avrebbero ottenuto tramite il segretariato un cambio in extremis delle regole di elezione della presidenza della consulta cittadina chiamata a fornire un contributo essenziale alle politiche agro-alimentari di Roma Capitale nei prossimi anni.
A denunciare la forzatura avvenuta nella nomina del primo Presidente del Consiglio del cibo di Roma Capitale è proprio il consigliere Fabrizio Santori, che ai microfoni di TAG24 spiega innanzitutto cos'è e di cosa di occuperà questa nuova consulta cittadina:
«Il Consiglio del cibo si occuperà delle tematiche del food nella città di Roma favorendo il confronto associazioni, confederazioni e aziende agricole, produttori e industrie dell'agroalimentare, per un totale di oltre 100 realtà coinvolte. Ogni anno tutte le associazioni, le organizzazioni e le aziende del settore che desidereranno contribuire a questi tavoli di lavoro avranno la possibilità di iscriversi e partecipare attivamente per dare alla città di Roma un cibo sano, proveniente dalla filiera corta, permettendo lo sviluppo di tutte le realtà presenti nella provincia.
Si tratta di un organo a costo zero. Solo la figura del Presidente avrà una struttura messa a disposizione dal Comune e della segreteria per poter gestire gli incontri e i tavoli tematici».
Ed è dall'importanza di questo obiettivo che discende, per Santori, la necessità di denunciare le modalità a suo giudizio opache che hanno determinato l'elezione di Fabio Ciconte a primo presidente del Consiglio del cibo di Roma capitale:
«Il Presidente del Consiglio del cibo dovrebbe rappresentare tutte le realtà del territorio. Da quello che abbiamo appreso, invece, il presidente effettivamente eletto - Fabio Cicconte, ndr - è stato imposto dai vertici del Partito democratico.
Basti guardare alla dinamica con cui si sono svolte le votazioni e all'interpretazione data dal segretariato al regolamento approvato dall'assemblea Capitolina, per la quale per l'elezione del presidente sarebbe stata necessaria non la maggioranza assoluta dei votanti ma la maggioranza dei presenti.
Un'interpretazione, questa, arrivata sotto traccia il giorno prima del voto e dopo la chiusura delle candidature alla presidenza del Consiglio, in un susseguirsi che ha spinto qualcuno a non partecipare alla votazione, dato il sospetto ci fosse una sorta di imposizione dall'esterno.
Dei 147 aventi diritto - un voto per ogni organizzazione - solo 99 hanno votato. Di questi, ben 34 hanno votato scheda bianca. Per di più due candidati su tre si sono ritirati perché hanno constatato l'assenza di condizioni per trovare una sintesi su di loro. Fatti i conti, non mi sembra che il nuovo Presidente abbia davvero ottenuto un largo consenso nel Consiglio».
Apprese le modalità di elezione del nuovo presidente del Consiglio del cibo di Roma Capitale, il consigliere capitolino Santori ha presentato un'interrogazione e richiesto l'annullamento della nomina. L'esito, tuttavia, non è stato quello sperato:
«Ho presentato un'interrogazione ma la risposta che ho ricevuto non è entrata nel merito di nessuno dei passaggi per cui ho chiesto un chiarimento, dall'interpretazione della norma avvenuta dopo la chiusura delle candidature alla constatazione dell'assenza di tante realtà che hanno preferito non partecipare. Mi hanno risposto che il percorso della nomina è regolare e che il presidente del Consiglio del cibo ha diritto a presiedere questa assemblea.
Quello che è successo, in ogni caso, rimane a mio avviso gravissimo. Queste imposizioni allontanano l'amministrazione - e dunque anche il Partito democratico, che continua a imporre nomine con la forza e non con il dialogo - dalle realtà produttive della città. Sono queste le modalità con cui il tessuto produttivo si allontana dalle istituzioni».
La denuncia circa le modalità di elezione del nuovo presidente del Consiglio del cibo di Roma non è che la prova, per il capogruppo della Lega in Campidoglio, del continuo accaparramento di poltrone da parte del Partito democratico romano:
«Il tema è poi il continuo accaparramento di poltrone. In questi anni ne ho viste di tutti i colori: amici di Gualtieri posizionati ovunque, non solo a Roma capitale ma anche in città metropolitana. Un esempio? La nuova garante degli animali di Roma capitale è Patrizia Prestipino, ex deputata del Pd.
Nonostante tutto, però, il sindaco Gualtieri non ha esitato un minuto a strapparsi i capelli per la nomina del nuovo direttore del teatro di Roma, addirittura cambiando l'ordine del giorno dell'Assemblea per denunciare come fosse "inaccettabile" che questo ruolo potesse essere espressione del Governo e dell'amministrazione regionale.
Insomma: le nomine per Gualtieri sono accettabili solo quando sono quelle della sua parte: tutte le altre sono da contestare. E non mi esprimo sui curriculum di tante persone nominate in questi anni.
Il sindaco provi a pensare alla città: nello stesso giorno in cui ho presentato l'interrogazione per il Consiglio del cibo, ne ho presentata un'altra per raccontare cosa sta accadendo all'Esquilino, dove i comitati di quartiere continuano a denunciare il degrado e l'abbandono delle istituzioni».