19 Mar, 2024 - 22:16

Riscatto laurea 2024, ecco quando non conviene per la pensione anticipata futura

Riscatto laurea 2024, ecco quando non conviene per la pensione anticipata futura

Riscatto laurea 2024, a prescindere dal costo che deve sostenersi per la valorizzazione degli anni di studio universitari, in determinate situazioni l'operazione non sempre conviene per la pensione anticipata futura e, quindi, per uscire prima dal lavoro. Il vantaggio, dunque, si limita ad avere un maggior quantitativo di contributi versati e valorizzati mediante l'operazione effettuata all'Inps.

È il caso soprattutto di chi abbia terminato in regola gli studi universitari e trovato un posto di lavoro fisso da mantenere per tutta la carriera lavorativa. L'esempio è quello di un lavoratore nato nel 1975, con laurea nel 2000, che potrebbe riscattare i quattro anni di corso di studi per uscire prima dal lavoro. Nel caso in cui il lavoratore sia impiegato dal 2002 in maniera continuativa, senza buchi lavorativi e contributivi, si può verificare la convenienza ad affrontare la spesa del riscatto della laurea con il duplice fine di uscire prima dal lavoro e di avere un assegno di pensione più elevato.

Riscatto laurea 2024, conviene a un lavoratore per anticipare la pensione?

Quanto può convenire a un lavoratore nato nel 1975 il riscatto della laurea ai fini della pensione futura se l'inizio del lavoro è fissato all'età di 26 anni e il contribuente abbia mantenuto l'occupazione in maniera continuativa? Con il riscatto dei quattro anni di corso di laurea, in realtà, non sempre si hanno degli apprezzabili vantaggi in termini di uscita prima dal lavoro.

Infatti, considerando anche gli incrementi della speranza di vita, il lavoratore andrebbe in pensione (con la vecchiaia) intorno ai 69 anni di età, quindi nel 2044 circa, unitamente a 20 anni di contributi e a un assegno futuro di almeno del valore dell'assegno sociale. Requisiti, questi ultimi, ampiamente già raggiunti.

Riscatto laurea 2024 conviene, quali sono le prime date utili di uscita dal lavoro?

L'alternativa, per il lavoratore, sono le due formule di pensione anticipata. La prima, dei soli contributi a prescindere dall'età di uscita, si raggiunge - ad oggi - con 42 anni e dieci mesi di versamenti (un anno in meno per le donne). Considerando gli aumenti che si verificheranno nella speranza di vita dal 2027 (anno in cui i versamenti riprenderanno a essere indicizzati all'aspettativa di vita), è plausibile che l'età di uscita sia successiva a quella della pensione di vecchiaia del 2044.

E che, dunque, con la pensione anticipata degli attuali circa 43 anni di contributi si debba uscire a un'età più elevata di quella della vecchiaia se non si provvede al riscatto della laurea. Con questa operazione, infatti, il lavoratore uscirebbe nel 2041 con la pensione anticipata dei soli contributi.

Pensioni anticipate contributive, quali requisiti servono?

Il lavoratore, tuttavia, ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, ragione per la quale il calcolo di convenienza da fare (e il confronto) è quello della pensione anticipata dei lavoratori del sistema contributivo puro. I requisiti previsti per questo canale di prepensionamento sono l'età (attualmente fissata a 64 anni, ma soggetta agli aumenti della speranza di vita), i contributi (20 anni) e un importo di pensione che sia almeno del triplo rispetto a quello della pensione sociale.

Riscattare i contributi solo per avere un assegno più alto in futuro, ecco quando

Si osserva che, considerando gli aumenti della speranza di vita e il riscatto di quattro anni del corso di laurea, il lavoratore andrebbe in pensione anticipata contributiva all'età di 66 anni, dunque nel 2041, tre anni prima della pensione di vecchiaia e alla stessa età della pensione anticipata dei soli contributi. In pratica, l'onere del riscatto della laurea non avrebbe l'effetto di anticipare un canale di uscita previdenziale rispetto alla pensione agli attuali 64 anni prevista per il sistema contributivo puro.

Ma si avrebbe solo un beneficio sul futuro assegno di pensione. A questo punto, dunque, spetta al lavoratore valutare la convenienza di sostenere l'onere del riscatto della laurea in vista di un assegno più alto in futuro, ma senza un effetto sui requisiti validi anche senza il riscatto della laurea.

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Carlo Iacubino
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